Alle spalle abbiamo tante ferite. Negli ultimi anni in provincia di Como ci sono state dolorose crisi aziendali. Pensiamo solo alla vicenda di Eleca a Cantù o alle cicatrici lasciate dalla ristrutturazione della Sisme di Olgiate.
Per non parlare dei piccoli (nel settore manifatturiero ma anche in quello dei servizi e del commercio) che si sono arresi senza fare rumore, senza avere eco sui media. E’ una narrazione il più delle volte drammatica quella a cui siamo stati costretti dalla crisi.
Ma c’è anche dell’altro. Non è una consolazione rispetto ai problemi che ancora
abbiamo di fronte, però notizie come l’inaugurazione, a Tavernerio, del quartiere generale di Jihua, un colosso mondiale nel settore dell’abbigliamento tecnico (già un po’ comasco perché un anno fa ha acquisito la tessitura Majocchi di Albavilla) è un segnale che dà fiducia perché, una volta di più, evidenza le potenzialità del distretto tessile comasco.
Jihua continuerà a produrre in Cina ma qui, alle porte di Como, insedierà il proprio centro di ricerca e sviluppo. Tra pochi giorni – l’8 luglio – i top manager del gruppo (4,3 miliardi di fatturato lo scorso anno) saranno a Tavernerio per iniziare ufficialmente il progetto.
Perché dalla Cina hanno deciso di mettere radici proprio qui? Di sicuro la scelta non è stata fatta a caso. A Como hanno evidentemente ritenuto di trovare quei fattori – formali ma soprattutto informali - legati cioè a tradizione e know how - che nel mercato mondiale fanno la differenza. E’ un valore aggiunto che, distratti e spesso confusi dai falsi miti relativi alla globalizzazione, tante volte si tende a trascurare. O lo si dà per scontato, o, peggio, si arriva a pensare che la modernità, il futuro, non abbiano nulla a che spartire con noi e con ciò che siamo stati.
Sempre i cinesi di Jihua, hanno deciso di passare da Como anche per la partnership con Michelin nella produzione di suole super innovative. Il punto di riferimento in questo caso è Lomazzo, ComoNext. Questo Parco scientifico tecnologico che fa gola persino a società di Paesi altamente tecnologici come Israele o Usa. E che ha start up minuscole ma dinamiche, spesso di servizi, quasi sempre legate al web. Che producono, anche, e il grafene è un esempio: però passa attraverso le nanotecnologie, insomma parla il linguaggio del futuro.
Il mondo ci guarda e crede nelle potenzialità del nostro sistema produttivo. E poi, certo, c’è la Como che vince all’estero. Significativa la storia di Francesco Pozzi di Textra (produzione in Cina ma base supercomasca anche in questo caso a Tavernerio) che alcuni mesi fa ha incontrato uno degli uomini più potenti della Repubblica Popolare, l’amministratore delegato di Hongda, Shen, e da quest’ultimo ha raccolto parole di interesse sulla realtà del distretto tessile lariano. “La Cina è una nazione che sta cambiando e sta alzando l’asticella della qualità – ha raccontato allora Pozzi - questo significa: meno volumi più qualità. Ecco allora che vengono a cercare le nostre aziende per creare joint venture. Aziende che siano di valore». E il distretto può essere il naturale terreno per investire. Questa è la Como che cresce e convince il mondo. E a volte lo supera.
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