Il Ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza ha minacciato di dimettersi dall’incarico, se il governo non individuerà dei margini di investimento nella scuola pubblica, che, a norma di legge, comprende anche le scuole paritarie.
Lo Stato di previsione del Bilancio 2013-15 assegna al Ministero dell’Istruzione quasi 42 miliardi di euro all’anno. Secondo l’ultimo Rapporto Ocse, l’Italia spende per la Scuola il 4,5% del Pil contro la media Ocse del 5,7%. Gli Usa il 7,6%. La nostra spesa per studente è di 7.950 dollari l’anno, non lontana dalla media Ocse, che è 8.200 dollari. I nostri ragazzi tra i 7 e i 14 anni stanno a scuola 8.200 ore contro una media Ocse di 6.777 ore. La spesa cumulativa per uno studente dalla prima elementare alla maturità è di 101mila dollari, superiore ai 94.500 dollari della media Ocse. Nella scuola primaria, il costo salariale per studente è 2.876 dollari, 568 in più della media Ocse, ma il salario medio dei docenti è inferiore di 497 dollari alla media di 34.496 dollari.
A spingere in alto i costi sono le maggiori ore di istruzione, il minore tempo di insegnamento e le dimensioni delle classi. Nella scuola media, il costo salariale per studente è di 3.495 dollari contro una media Ocse di 2.950 dollari, mentre nei licei il costo (3.138 dollari) è di 312 dollari inferiore alla media Ocse. In Italia, l’80% della spesa è assorbito dal personale, altrove del 70%.
Ma, per gli investimenti non resta quasi nulla, né in edilizia né in innovazione né in formazione dei docenti e dei dirigenti. Il rapporto insegnante/studenti è più alto e i nostri insegnanti sono perciò troppi e sottopagati. Sono proletariato pubblico disprezzato.
Se i nostri ragazzi hanno il numero più alto di ore e di insegnanti , i loro livelli di apprendimento dovrebbero stare tra in cima alle classifiche Ocse. Sono invece tra i più bassi. Insomma: la spesa è inefficace. Il fatto è che il Ministero della Pubblica Istruzione, a partire dagli anni ’70, è diventato il Ministero della Pubblica Assunzione di migliaia di laureati disoccupati, senza verifica preventiva della loro preparazione professionale. Perciò, è inutile e dannoso gettare soldi in un sistema così inefficiente. L’effetto paradossale è che continua a peggiorare.
Che cosa dovrebbe fare un Ministro per qualificare la spesa? Fare riforme: ridurre il curriculum attorno alle quattro aree di competenze-chiave, ridurre le materie, le ore e gli anni di permanenza a scuola, diminuire il personale, definire le competenze-chiave professionali dei docenti e dei dirigenti, selezionarli in modo rigoroso, valutarli, licenziare gli incapaci e i demotivati, pagare molto di più, definire gli step di una carriera professionale. Maria Chiara Carrozza le farà? Il blocco conservatore che l’ha portata lì, fatto di impotenza riformistica e demagogica della politica e di intreccio perverso tra partiti, sindacati e amministrazione ministeriale, non lo consente. La parola d’ordine: “più soldi!” é menzognera. Non è, infatti, la penuria di soldi che provoca la crisi del sistema di istruzione, è la crisi del sistema di istruzione che genera incessantemente “la penuria” di soldi.
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