Diciamolo chiaramente: non capita tutti i giorni di incassare i complimenti e - soprattutto - le invidie dei nostri vicini svizzeri, che quando si tratta di parlare bene dell’Italia sono afflitti dallo stesso problema che aveva Fonzie di Happy Days quando doveva pronunciare la parola “scusa”: ci provava ma non ci riusciva proprio.
Invece diamo atto alla tv svizzera di avere citato Como come esempio virtuoso per come ha saputo pedonalizzare, rivitalizzare e arredare il centro storico della città. Lo ha fatto l’altra sera, durante la trasmissione di approfondimento giornalistico “Falò” dedicata alle polemiche che stanno accompagnando il rinnovo dell’arredo urbano di Lugano, ritenuto troppo costoso ed esteticamente discutibile. Già, proprio Lugano, la città che nel nostro immaginario collettivo ha sempre incarnato la perfezione svizzera in fatto di cura e pulizia e ha rappresentato una sorta di luogo ideale, quello che Como sarebbe potuta essere ma non sarà mai «perché in Svizzera funziona tutto e da noi non funziona niente».
Invece ecco che i ticinesi quando meno te l’aspetti si mettono a lodare il centro storico di Como sempre più chiuso alle auto, mostrano i portici Plinio trasformati da luogo di asfissia a spazio di passeggio, guardano quasi invidiosi i progetti per le nuove piazze pedonali, addirittura auspicano che a Lugano acquistino i nostri cestini portarifiuti, ritenuti più pratici ed economici. Proprio mentre da noi la medesima pedonalizzazione è stata accolta da strombazzate proteste di piazza e l’annuncio della sistemazione di tre piazze accompagnata da mugugni lunghi come le code in Napoleona e astiosi come pochi. Dare un’occhiata ai commenti sul web per credere.
Gli svizzeri sono improvvisamente impazziti? Como è davvero diventata una città solo da invidiare e Lugano un luogo da evitare? La verità non sta mai da una parte sola e spesso la si trova nel mezzo. Como, fra tanti problemi irrisolti - del principale stiamo parlando da giorni e ne riparleremo fra anni, purtroppo - ha comunque compiuto passi in avanti, e l’interesse dei “cugini” svizzeri, l’incremento del turismo e l’incredibile affluenza di gente nel periodo natalizio ne sono la conferma oggettiva.
Siamo piuttosto noi a non rendercene conto. Per questione di mentalità , perché condizionati da quello che non funziona o per una certa faziosità politica che porta a criticare sempre per partito preso, allungando o restringendo la memoria secondo le convenienze elettorali, di claque o visibilità.
Si cade nell’ovvio se si dice che c’è tanto, molto, moltissimo da fare e che spesso non si hanno le idee particolarmente chiare, o non si hanno le idee del tutto o si è fatta anche della gran confusione e qualche errore evitabile. Tutto vero. Però occorre anche trovare l’onestà intellettuale di riconoscere i meriti e di trovare anche qualche lato positivo, come hanno fatto i vicini svizzeri, che se hanno ritenuto di citare come esempio Como e non Varese o Lecco o Verbania, un motivo l’avranno pure avuto
E poi, non piangiamoci sempre addosso. Lugano, giusto per continuare il confronto con la città svizzera più vicine e affine, è senz’altro un gran bel posto, è sempre stato sì un esempio per pulizia e cura, ha saputo sì realizzare una struttura straordinaria come il Lac il centro culturale all’avanguardia che ha stupito tutta Europa. Ma ha anche avuto uno sviluppo edilizio spropositato ed esteticamente assai discutibile. Ha aiuole pulite e bei negozi, ma non ha i monumenti, la storia, e, diciamolo, la bellezza di Como. Ricordiamocelo, ogni tanto. Non nuoce alla salute.
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