Se Como studia
la città smart

Il 50% della popolazione mondiale vive nelle città. Esse sono interessate da una pressante e vivace dinamica che pone nuove questioni: invecchiamento della popolazione, immigrazione, varietà degli attori e loro presenza nel processo decisionale, peso delle communities, nuovi ruoli dell’utenza, open data, grande massa di sensori distribuiti sul territorio, tracciamento di persone e merci, facilità di accesso alle nuove tecnologie.

Questi (ed altri) elementi portano verso una idea di città intelligente, o che tale deve diventare per governare questi problemi. A titolo esemplificativo alcune sfide rilevanti delle smart cities sono il tema della complessità, quello cultura e spettacolo e quello dei servizi alla persona.

Complessità. La complessità degli ecosistemi urbano-territoriali e l’ampiezza dei bisogni dei cittadini richiedono modelli di governance e processi innovativi che consentano la convergenza virtuosa di queste due dimensioni (complessità e ampiezza) che diventano sempre più importanti in conseguenza di trend globali quali crescita demografica, invecchiamento della popolazione, urbanizzazione, per uno sviluppo sostenibile e una migliore qualità della vita. Una progettazione che sfrutti al meglio le tecnologie della informazione fornisce contributi significativi per costruire “città realmente intelligenti”, in cui sia possibile correlare fenomeni e dati eterogenei, leggerne le risultanze in maniera semplificata, integrare sistemi basati su standard disomogenei, disporre di una situation awareness dell’ecosistema, rendere disponibili strumenti di aiuto alle decisioni per gli stakeholder istituzionali.

Cultura e spettacolo. La politica culturale di un territorio (quindi di una smart city) è influenzata da numerosi fattori. La reputazione (e il brand) dell’istituzione, gli indicatori di qualità (e gli strumenti per rilevarli), le modalità di comunicazione e coinvolgimento delle varie tipologie di utenza (da quella casuale, a quella affezionata, a quella propositiva), l’analisi dei “bisogni culturali” di uno specifico contesto: sono tutti temi che vengono devono (dovrebbero) essere analizzati prima di intervenire.

Ma su tutti prevale la consapevolezza di operare con elementi non (tutti) codificati e con obiettivi non (tutti) chiari. Dei vari codici che si intrecciano in un evento culturale (testo, musica, tecnologia a supporto, regia, interpretazione, …) alcuni sono formalizzabili, altri molto poco. A loro volta, gli obiettivi di una politica culturale possono oscillare tra catturare il favore dell’utenza, perpetuare la vita dell’istituzione, guidare il gusto del pubblico, far quadrare i bilanci dell’ente, e così via. Nel quadro dei servizi alla persona, il progressivo disagio socio-economico, i fenomeni di immigrazione, l’aumento del divario generazionale, il rischio di esposizione a esperienze psicopatologizzanti, l’impotenza a volte del mondo scolastico e familiare, sono alcuni dei fattori responsabili di un incremento delle richieste di aiuto relativamente allo sviluppo neurologico e psichico del bambino.

Quanto sopra serve a dare una idea dei temi sui quali vuole riflettere il Congresso dell’Associazione Italiana di Ricerca Operativa , che si svolge a Como con la collaborazione del Centro di Cultura Scientifica Alessandro Volta. In particolare sul tema della complessità interverrà oggi, alle 14 il prof. L. Fiori, che ricopre il ruolo di senior vice presidente strategie in Finmeccanica Corporate e opera da oltre 25 anni nei settori Aerospazio, Difesa, Sicurezza.

Domani alle 13.30 interviene G. Soresi sul tema cultura e spettacolo. Soresi è al Piccolo Teatro dal 1970 ed ha lavorato con Grassi e Strehler avviando varie esperienze di decentramento. Dei servizi alla persona ne ha parlato ieri M. Baione della Asl di Torino.

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