Giorgio Napolitano avverte che non si può mettere in discussione un governo ogni due mesi: è un modo per ammettere implicitamente che il rischio di una crisi esiste davvero. In autunno, secondo voci che circolano insistenti.
È anche la dimostrazione che l’ottimismo di facciata sui riflessi politici della condanna di Silvio Berlusconi nel processo Ruby è infondato e fuorviante.
L’errore consiste nel pensare che il centrodestra stia semplicemente tentando una difesa del suo leader, anche a costo di un pericoloso scontro istituzionale. In realtà il Pdl denuncia qualcosa di più, l’attacco del potere giudiziario al potere politico: una sorta di crisi di sistema.
Quando Sandro Bondi dice che Napolitano e Letta sono incapaci di capire il dramma del movimento berlusconiano, in un certo senso lamenta proprio questo: un modo di intendere l’equilibrio costituzionale radicalmente diverso tra Pdl e Pd che conduce a tensioni probabilmente non componibili. E a pensarlo non sono solo i ’’falchi’’ del centrodestra ma anche quelli democratici: il ’’quousque tandem’’ pronunciato da Rosy Bindi all’indirizzo del Berlusconi-Catilina la dice lunga sulla sensibilità di una parte non marginale del Pd che spinge per l’abbandono delle larghe intese. Del resto non ha torto Guglielmo Epifani nell’osservare che l’agenda dell’esecutivo non può dipendere dai processi del Cavaliere: si tratterebbe di tenere distinto il piano delle vicende personali di Berlusconi da quello dei programmi di governo. Il fatto è che per il Pdl non si tratta affatto di ’’vicende personali’’ ma di un enorme problema politico: il tentativo di una parte della magistratura di eliminare il capo della destra per via giudiziaria. Con sentenze, osserva Buttiglione, che censurano il suo stile di vita più che condannare il reato.
È possibile ancora tenere distinti i due piani, come vorrebbe Epifani? E se il Cavaliere chiede a Letta di inserire la riforma della giustizia tra le priorità del governo di larghe intese? Prevedibile il no del premier che deve badare ad altre emergenze. Prevedibile anche l’irritazione berlusconiana perché l’anomalia non viene riconosciuta e neanche presa in considerazione (almeno ufficialmente). Di qui nasce il ’’record di fibrillazioni’’ che assilla Napolitano, l’assenza di continuità dell’azione di governo. La preoccupazione del capo dello Stato è fondata. Enrico Letta rischia di presentarsi al vertice europeo di giovedì come un’anatra zoppa, privo di armi efficaci per strappare qualcosa alla Germania. Certo, il governo sta per approvare un pacchetto lavoro che dovrebbe fare da apripista ad analoghi interventi in sede europea a favore dei giovani: ma agli occhi delle cancellerie occidentali il premier italiano si regge su una maggioranza sempre più fragile, divisa sulla manovra economica (Iva ed Imu) e anche su temi delicati di interesse generale come il contratto per i cacciabombardieri F35 .
Si vedrà se Letta riuscirà a spuntare qualche risultato concreto che puntelli la sua poltrona..
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