Se l’idea di un sindaco vale come una volante

Nel totale silenzio istituzionale che accompagna la recente recrudescenza di furti in casa, merita una segnalazione, e forse anche un plauso, l’iniziativa del sindaco di Cantù, che ha chiesto e ottenuto, da una serie di aziende che si occupano di sicurezza, l’applicazione di sconti “dedicati” ai canturini che vogliano installare un antifurto. Due righe in cronaca Bizzozero se le sarebbe guadagnate comunque, anche se il suo appello fosse caduto nel vuoto, e se le sarebbe guadagnate se non altro perché sulla questione furti la sua è stata fino a oggi l’unica voce nel deserto. Sul tema, negli ultimi mesi, le istituzioni hanno brillato per un’assenza antipatica e generalizzata, se si escludono le solite dichiarazioni da manuale rilasciate dai vertici delle forze dell’ordine che chiedono la collaborazione dei cittadini (l’unica cosa che non manca, in questo clima di generale incazzatura). È un po’ come se un furto fosse ormai un’evenienza contemplata, ineluttabile quanto un tamponamento in coda sulla strada di casa o la varicella all’asilo, il tutto sullo sfondo di una sensazione altrettanto ineludibile, quella cioè che l’emergenza non sia sul tavolo di nessuno, non su quello della politica, non - almeno non oltre le statistiche - su quello del governo o del ministero di turno, che pure dovrebbe avere pienissima contezza di quanto il fenomeno sia diffuso in tutto il Nord Italia, lungi dall’esserlo soltanto qui, tra le rotatorie della pingue Brianza, e le ville pièd dans l’eau del lago, e le palazzine Liberty del centro città.

Così sensazione chiama sensazione. Su tutte quella, ricorrente, che nessuno ne parli semplicemente perché non esiste soluzione. Almeno non con i numeri odierni. C’è uno squilibrio, tra guardie e ladri, una sproporzione che nemmeno Custer a Little Big Horn. I cattivi sono dappertutto, i buoni qua e là, e soprattutto mai al posto giusto al momento giusto. Non è colpa dei buoni, ci mancherebbe. Semmai è colpa di un calcolo delle probabilità. Una pattuglia, cinquanta furti. Nei palazzi sanno bene che questo è il nodo. E lo sappiamo anche noi, che se a mezzanotte chiamiamo il 112 per segnalare un furto, ci sentiamo rispondere di presentarci all’indomani a sporgere denuncia, perché la fantomatica “pattuglia”, semplicemente, non c’è. Custer e Toro Seduto. Per tornare al sindaco di Cantù, la politica, e meno che mai quella locale, non ha saputo finora fornire alcun contributo, se si escludono le solite iniziative, le solite telecamere che ormai servono soltanto a immortalare scorribande: i ladri ormai girano tutti mascherati e della videosorveglianza se ne fregano, come dimostra l’abbondanza di filmati che abbiamo pubblicato anche noi de La Provincia sui nostri siti internet. Stupisce la nostra solitudine, allora, stupisce la distanza che la politica scava attorno a sé, una sorta di “pruderie” che le impedisce di spendersi, di far sentire la propria vicinanza, il proprio interesse. I furti sono il tema più dibattuto nelle nostre comunità, ma sono anche quello in assoluto meno frequentato dalle istituzioni. È come se si fossero tutti arresi.

Ieri, per rendere più sicure le città del Nord Italia, la Lega è tornata a chiedere lo spiegamento dell’Esercito, a Como come nella capitale. Si parlava di terrorismo, ovviamente.

Per i furti, più che alpini e granatieri di Sardegna, basterebbe qualche poliziotto in più. E qualche sindaco con le idee un po’ più chiare.

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