È sempre e solo questione di tempo. Più che quello atmosferico, è quello che scorre. Veloce, più di quanto s’immagini. Colpa - ma anche merito - dei playoff. Che hanno trascinato il Como in serie B, undici anni dopo. Ma che si sono conclusi il 14 giugno, a due settimane scarse dall’inizio del nuovo anno, che per il calcio, e per lo sport in generale, è diverso da quello solare.
È però anche e soprattutto questione di soldi, che vanno trovati al più presto, e non si sa nemmeno dove. Il tutto perché, per la cadetteria, il Sinigaglia così com’è non va affatto bene. Capienza, settori, agibilità e chi più ne ha più ne metta. Sarà uno degli impianti più belli e caratteristici d’Italia, ma ha un peccato originale: è vecchio. Non che sia una colpa, anzi. Ma di certo è uno svantaggio.Allora, in attesa di quel che sarà (tedeschi o non tedeschi che ne vogliano costruire un bello nuovo), bisognerà metterci mano. E in fretta, se si vuole arrivare in - guarda caso - tempo per i primi impegni agonistici della nuova stagione.
In soldoni, perché in realtà è di questo che si parla, devono fare la propria parte sia l’amministrazione comunale, che dell’impianto vanta la proprietà, sia la società, che risulta come quella che paga l’affitto, anche se con contratto in scadenza. Mai come in questo periodo storico, tra le due parti scorre buon sangue, nel senso che i rapporti non sono solo di facciata, ma anche ottimi. E la cosa può aiutare. Non poco.
Con qualche “ma”, che equivale anche ad altrettanti paletti. Le regole della serie B, infatti, oltre all’ampliamento della capienza, richiedono una serie di norme a garanzia della sicurezza. A cominciare dalle aree di prefiltraggio, per arrivare ai tornelli. Mettere a norma il Sinigaglia - solo per questa voce -significa spendere almeno 200mila euro. Che il Como, per voce del suo presidente Pietro Porro, è anche disposto a sobbarcarsi, in cambio - come è logico che sia - di qualche garanzia.
La più importante - manco fosse il damone che si mangia tutte le pedine - deve poggiare su basi molto ben precise. Il prolungamento del contratto di locazione. Che significa programmazione e la possibilità di ammortizzare nel tempo l’investimento. E in questo l’avere nella compagine societaria pure qualche costruttore agevola il compito del Calcio Como, quantomeno a livello informativo.
Anche perché, non dimentichiamocelo, prima di riaprire il settore dei distinti, chiuso in questi anni, necessiterà un’operazione di sopralluoghi e collaudi non di poco conto. Che hanno bisogno di - riguarda caso - tempo, una condizione che cozza con la necessità della squadra di schierarsi ai nastri di partenza all’inizio di agosto, quando scatterà la Coppa Italia. Per non cominciare la stagione in trasferta anche giocando in casa (Monza o giù di lì) serve dunque correre belli veloci.
Se poi si tratti soltanto di pezze o di soluzioni definitive, sarà - ri-riguarda caso - il tempo a dirlo. Perché mai come adesso, e soprattutto per via dell’interessamento della società - l’argomento- nuovo impianto sta prepotentemente tornando di moda. Con un’importante variante rispetto al passato: la compagnia di quelli che lo vorrebbero fuori città, infatti, è molto meno numerosa rispetto a una quindicina di anni fa, quando il dibattito s’accese.
E, allora, uno stadio costruito ex novo, lì dove è adesso, con tutte le bellezze intorno e sfruttabile sette giorni su sette, se non rappresenta una rivoluzione poco ci manca. E se questo nuovo Como, che in tre anni, ha centrato il suo primo obiettivo dichiarato (tornare in B), decidesse nei prossimi tre di regalare - e regalarsi - una nuova casa, allora sarebbe un altro sogno realizzato. Meraviglioso come la promozione di domenica.
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