Abbiamo riempito pagine e pagine, in queste settimane, raccontando le novità positive - finalmente - sulla questione lungolago. Nelle ultime ore è tornato d’attualità il destino dell’area ex Ticosa e anche su questo fronte qualcosa si muove. Senza dimenticare il tanto atteso via libera al nuovo piano regolatore (Pgt) e fatti più recenti come il recupero dell’Arena del Sociale. L’amministrazione Lucini, insomma, inizia a incassare qualche successo ed è giusto riconoscerlo. Altrettanto giusto sottolineare, però, che i problemi non mancano. E riguardano, paradossalmente, temi in apparenza molto più banali rispetto all’enorme guaio delle paratie. Come potete leggere sul giornale di oggi, infatti, una città che vuol dirsi turistica non è ancora dotata di panchine degne di questo nome. Passeggiare per Como facendo attenzione alle condizioni di questi arredi vuol dire entrare in una sorta di galleria degli orrori. Ce n’è per tutti i gusti, dalle panchine distrutte a quelle senza schienale o senza qualche listello, passando per quelle ricoperta dagli scarabocchi dei writer o preda del degrado. Per di più, la città sembra aver scelto il motto “strada che vai, panchina che trovi”, visto che non esiste uniformità nei modelli e nei materiali. Le scelte sembrano frutto della casualità più che di uno studio accurato.
Qualcuno storcerà il naso e bollerà la questione come la solita polemica d’agosto sul degrado e il pessimo biglietto da visita offerto ai turisti. Ma le fotografie che pubblichiamo dimostrano che il problema è reale. E riguarda da vicino anche tutti i comaschi - pensiamo solo agli anziani o alle mamme con i loro bambini - che vorrebbero legittimamente godersi qualche momento di relax seduti all’ombra.
Non di sola Ticosa e lungolago vive la città, potremmo sintetizzare. Anzi, sono proprio i dettagli - ammesso e non concesso che gli arredi si possano definire tali - a fare la differenza tra un luogo accogliente e una città mediocre. Era stato proprio Mario Lucini, in campagna elettore e nelle prime interviste da sindaco, a indicare come obiettivo da raggiungere in tempi rapidi un miglioramento “visibile” di Como, partendo dall’arredo urbano e dal verde. Ebbene, il cambio di passo in questo caso non si è ancora notato, se non per qualche intervento sulla pavimentazione del centro storico e una maggiore pulizia (dovuta più che altro al nuovo gestore del servizio di nettezza urbana).
Con un occhio fisso alle questioni più complicate e scottanti, la giunta è quindi chiamata, adesso, a compiere un salto di qualità anche sul fronte della manutenzione, dei piccoli lavori per rendere più attraente Como. L’appuntamento con Expo incombe e, prima ancora, ci sarà una nuova stagione da affrontare.
Le panchine sono arredi indispensabili, chiunque abbia visitato una città per turismo ne conosce l’importanza. Ci piacerebbe quindi che il Comune, per sistemarle, utilizzasse una parte consistente delle risorse che incassa grazie alla tassa di soggiorno e non solo una piccola quota, come ipotizza l’assessore Gerosa. Siamo sicuri che gli albergatori e tutti gli operatori turistici non avrebbero nulla in contrario. E, per una volta, il problema delle casse vuote sarebbe superato.
Certo, resta il problema dei vandali e degli incivili. Ma il miglior antidoto è fare in modo che i luoghi siano vivi, frequentati. Luoghi pieni di persone. Magari non costrette a stare in piedi, ma sedute comodamente su una bella panchina.
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