La crisi non è solo economica, non è solo fatta di persone senza più un lavoro e di famiglie che faticano ad affrontare la terza o quarta settimana perché scarseggiano i soldi.
La vera crisi, il vero degrado di un mondo che non sa più dove sbattere la testa, che non riesce a immaginare un futuro è quello che si manifesta in episodi come la sparatoria di ieri a Cardano al Campo. Vicende che più che a una provincia lombarda fanno pensare a una sperduta contea del Texas, quella dei film dove la legge è solo sulla carta e ognuno si regola i conti da solo, delle sparatorie nelle scuole ad opera di studenti che sfogano le loro frustrazioni abbandonandosi alla furia omicida. Il fatto che nel Varesotto l’esito finale non sia stato così tragico, che non ci sia stata una strage come quelle tristemente note nei campus americani non significa che si può stare tranquilli, pensando che in fondo non siamo ancora sull’orlo del baratro. E non significa neanche, solo le indagini potranno appurarlo, che l’esito finale non potesse essere un altro, visto l’armamentario di cui era in possesso l’uomo arrestato dalla Polizia. Certo, in una realtà come Varese, o come qualsiasi altra provincia lombarda, non vige la legge della giungla, ma il vuoto umano e sociale che sta dietro alla sparatoria di Cardano ci porta su una strada pericolosa, che arriva ad un mondo in cui ciò che conta non è affermare le proprie ragioni, ma affermare prima di tutto se stessi, piuttosto anche usando la violenza.
La verità di questa vicenda sta nelle facce dei protagonisti: quella almeno apparentemente distaccata dello sparatore dopo l’arresto, come se in quello che ha fatto non vi fosse nulla di sconvolgente, e quella sofferente della sindaca Laura Prati che con una pallottola in pancia smette di essere la rappresentante di una istituzione e diventa prima di tutto una madre che spende le sue parole per i figli, preoccupandosi per loro anche se ha una pallottola in pancia. Qualcuno guardando le immagini del primo cittadino portato via in barella ha detto di aver pensato che quella poteva essere sua madre. E se questa vicenda veramente porta a immedesimarsi in questo modo forse è anche perché pur essendo una persona che, almeno sul suo territorio, ha potere, il sindaco è ancora una figura a portata di mano, abbastanza da non sentirla del tutto lontana e indifferente come spesso percepiamo il potere di altre istituzioni. Non per niente i sindaci in questi tempi sono i primi ai quali arrivano le accorate richieste di lavoro di chi non ha più una occupazione o che vivono sulla propria pelle la pesantezza dei tagli di bilanci.
Vicende come quelle di Cardano non devono essere catalogate semplicemente come un “folle gesto”, quasi si dovesse prendere le distanze da un comportamento talmente estraneo a noi da bollarlo ricorrendo alla follia. In realtà il virus della violenza, senza arrivare a questi eccessi, è dentro ognuno di noi, e si manifesta spesso e volentieri anche nei comportamenti quotidiani in un mondo in cui l’insicurezza per il futuro, la rabbia per l’assenza di giustizia spingono a reazioni esagerate. Sta a noi scegliere su quale strada vogliamo incamminarci: quella dell’indifferenza stampata sul volto dell’aggressore o della compassione verso cui muove la faccia di una sindaca che si è presa un proiettile in pancia.
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