A volte la cronaca che non fa notizia, quella più quotidiana, riguarda invece più da vicino la nostra vita e i valori che questa esprime. Una notizia che viene dalla Brianza e da Merone, per la precisione, si carica di un’estrema tenerezza e illumina la morte che ha voluto cogliere, quasi nello stesso momento, la vita di due anziani coniugi, che per sessant’anni hanno condiviso gioie, dolori e difficoltà della vita coniugale e della loro famiglia. Lei era ammalata da tempo e stava male. Le sue condizioni si erano aggravate e quando l’anziano coniuge è stato avvisato non ha retto al pensiero di quel
distacco e la morte ha colto anche lui, così all’improvviso. Se ne sono andati insieme, con uno stesso funerale che li ha uniti nell’ultimo saluto, come sempre uniti sono stati nella vita, un’unione duratura, salda, solidissima, un amore che è stato anche sostegno nelle gioie e nei dolori, una vicinanza che ha voluto dire condivisione, sostegno, compagnia, in pratica quella totalità che ognuno sognerebbe per la propria esistenza. E la morte non ha voluto che nessuno dei due patisse il peso della solitudine, la tristezza della nostalgia, una vita che senza l’altra metà sembra spezzata, che continua, ma ha sempre una specie di vuoto che non si riesce a colmare.
È una realtà anche questa, di cui si parla poco, ma le persone anziane, quando perdono il marito o la moglie soffrono: c’è un dolore silente nella loro esistenza, perché basta la presenza a riempire una casa quando si è vecchi. Anche solo il fatto di scambiarsi qualche parola, di raccontarsi le cose belle, ma anche quelle più dolorose, diventa una possibilità di condivisione. Questa è la vera essenza dell’amore, un sentimento che non si interroga, ma che si costruisce negli anni, imparando a conoscere l’altro, a volergli bene, a perdonarlo, a sentirlo vicino, anche quando in alcuni momenti si vorrebbe essere da soli.
La morte che unisce, nella stessa notte, queste due persone anziane, legate da un rapporto talmente profondo che lui non riesce a reggere la notizia che sta perdendo la moglie, ci invita a riflettere su come costruiamo i nostri rapporti, soprattutto quelli matrimoniali, in un tempo storico in cui i matrimoni (lo dicono le statistiche) hanno durata sempre più breve e le separazioni sono all’ordine del giorno. C’è stato senz’altro un cambiamento di generazione, di modelli culturali veicolati, ma ora sembra impensabile un matrimonio che regga su un tempo così lungo, come quello dei sessant’anni. Eppure ci sono state generazioni che sono state in grado di tener fede alla promessa matrimoniale che hanno fatto davanti al prete il giorno in cui si sono sposati e hanno lavorato, anche in modo semplice, naturale, per far sì che la loro unione durasse, si consolidasse fino a assumere il carattere dell’inseparabilità. Nemmeno la morte ha potuto dividerli.
“Inseparabili”: questo aggettivo oggi è in disuso. O meglio si pensa poco al fatto che un’unione possa essere “per sempre”. Può far parte dei propri desideri, può diventare un traguardo, ma poi sulla lunga durata molte relazioni mostrano di non saper reggere. Si spezzano, a volte finiscono in tragedia, mostrando una diffusa infelicità nelle famiglie e nei matrimoni. I coniugi di Merone che sono arrivati insieme anche al cimitero ci indicano invece il senso di una felicità che ha percorso la loro esistenza, un desiderio di essere insieme, nella vita e per sempre, una vita, la loro, in cui l’amore è diventato una casa comune per entrambi, una forma irrinunciabile per la propria vita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA