Un ponte dove ci si incontra a metà, ci si scambia informazioni e si scende, uno dalla parte opposta all’altro senza perdere nulla.
Ricorda un’immagine simile l’accordo firmato ieri mattina nella sede di Unindustria tra il presidente della regione Lombardia Roberto Maroni e Unindustria. Il foglio con la sigla è un documento destinato a cambiare un pezzetto di storia economica della provincia comasca.
Se le previsioni saranno rispettate, già da oggi 300 industrie comasche potranno far entrare in azienda 300 giovani. Il “Ponte generazionale”, così si chiama il programma siglato da Maroni, prevede una stretta di mano tra chi sta per andare in pensione e chi non ha ancora un lavoro. Tra gli over 50 e gli under 30.
Chi ha più di 50 anni e uno spazio di al massimo 4 anni che lo separa dalla pensione potrà accettare la proposta della propria azienda di lavorare part time al 75%, chi ha meno di 30 anni potrà invece ottenere un contratto e lavorare al fianco del collega più esperto: il senior, come lo ha chiamato Maroni. Un lavoratore si avvierà a lasciare l’azienda senza privarla all’improvviso della propria professionalità, che invece offrirà al giovane collega che nulla sa del lavoro che è chiamato a svolgere.
L’esperienza è presa da un esperimento simile andato in porto nel Milanese con Assolombarda, ma Como «mi ha convinto per la concretezza con la quale in meno di un mese ha trovato 300 aziende pronte ad assumere e per le innovazioni che ha inserito nel progetto» ha detto Maroni.
Le novità apportate da Como al progetto sono l’innalzamento del part-time dal 50 al 75% e dell’intervallo dalla pensione utile all’applicazione del “Ponte”, da 3 a 4 anni. Como ha dato dimostrazione a Milano di essere forte e decisa. Milano, nella figura di Maroni, tornerà a settembre e verificherà se la fiducia riposta sul Lario sarà stata ben riposta. Il presidente della Regione tornerà per promuovere o bocciare i comaschi, ma ieri si è detto già convinto che il test per l’autunno sarà andato a buon fine.
Sono anni in cui si continua a sentire che non ci sono soldi, che le tante e buone idee non possono essere realizzate perché mancano i soldi. Ieri a Unindustria l’impressione è stata contraria e cioè che i soldi nelle casse degli enti pubblici, della Regione, ci sono e che per averli basta dimostrare che le idee non solo sono buone, ma sono anche credibili e realizzabili da subito. Il presidente di Unindustria Francesco Verga ieri quasi non credeva alle proprie parole mentre ringraziava Maroni «per la velocità con la quale la Regione ha accolto la richiesta di Unindustria. In meno di un mese, dal 17 giugno (data dell’Assemblea di Unindustria) all’8 luglio, è arrivato l’ok della Regione dopo che del patto generazionale si era parlato una prima volta a ottobre. Un senior farà il part time e un giovane farà con lui formazione».
Detto, fatto. In Italia non siamo abituati a tale celerità. Nel Comasco per il “Ponte generazionale” arriveranno 5 milioni di euro e serviranno per far lavorare alcuni dei disoccupati che, secondo le statistiche, a Como sono un giovane su quattro, il 23,6%. Milioni trovati e da spendere, con un contributo di 7mila euro annui per lavoratore, un bel colpo «perché – ha detto ancora Verga – anche se a Como la disoccupazione non è ai livelli di altre zone d’Italia, ha ragione il presidente Napolitano quando dice “l’Italia è finita se i giovani non trovano lavoro”».
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