Dite quello che volete, ma questa è una fantastica operazione di marketing. Che non ha eguali nella recente storia della Pallacanestro Cantù. Ma anche dello sport comasco e - allarghiamoci un po’ - dello sport di squadra in Italia. Che si tratti di palla a spicchi o di cuoio in genere.
Metta World Peace che arriva in Brianza dopo aver vinto il più importante campionato del pianeta (insieme a football americano e hockey su ghiaccio, guarda caso tutta roba loro, di là dell’Oceano) è un affare incredibile. Di una portata della quale ci siamo accorti ieri mattina...
... aprendo i giornali e ascoltando radio e televisioni: tutti i riflettori puntati sulla città del mobile e dei merletti, e per quale motivo, guarda caso? Per un giocatore, alto e moro, molto capace di giocare a basket, sport nazionale dalla collina di Cucciago in giù.
Quindi, aldilà di come andrà finire, aldilà del fatto che la squadra di coach Stefano Sacripanti possa o no vincere le otto partite che mancano al termine della stagione regolare, quanto ha fatto la società ha una portata straordinaria. E non solo perché ha trascinato Cantù in prima pagina, ma soprattutto perché ha risvegliato animi che sembravano sopiti per via di una stagione - sportivamente parlando - più di bassi che di alti.
Metta World Peace, nato Ron Artest (ovvero uno di quelli che ha fatto la storia della Nba) non è affatto uno stupido. Anzi. E le operazioni (di immagine o di credo, fate voi) legate al suo nome (che ha già cambiato una volta e che adesso potrebbe persino diventare The Panda’s Friend) lo stanno a testimoniare. Passerà anche alla storia per quello delle risse e delle maxi squalifiche, ma su se stesso - innegabilmente - ha saputo investire molto bene.
Il circo mediatico è scatenato da due giorni. Nel frattempo la squadra ha perso a Brindisi l’ennesima trasferta di campionato e quasi nessuno se n’è accorto. Metta, Metta e ancora Metta: anche ieri non si parlava d’altro. Macché playoff da raggiungere... Il mostro sacro che arriva dagli States - via Cina - ha catalizzato l’attenzione e già questo vuol dire una cosa, ovvero che la Pallacanestro Cantù, comunque vada, ha vinto. E di tanto, stavolta.
Fortune sportive e vicende della vita s’intrecciano in una storia che sa molto di fumettone americano. Cantù non è Milano o Roma e quindi bisognerà vedere l’effetto che farà a uno che in Italia non è mai venuto, nemmeno da turista. In più - particolare non di poco conto - se sarà in grado di far vincere qualcosa all’Acqua Vitasnella, sarà il campo a dirlo. Perché è lì, in realtà, che si fa la differenza.
Certo, se MWP avesse anche solo un minimo di condizione fisica a sorreggerlo, con il talento e l’esperienza che si porta dietro, per le condizioni attuali del campionato italiano sarebbe da considerare illegale, quindi fuori classifica e quindi in grado, da solo, di far fare il salto di qualità a una squadra che veleggia tra il settimo e il decimo posto della graduatoria.
In fondo, sarebbe poi questa una delle cose che più conta. Sarebbe, se di mezzo non ci fosse uno straordinario stravagante come lui. E per questo, nel Cantucky, già lo amano alla follia.nn
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