Se ci sarà il cambio di passo, come va di moda dire di questi tempi per ogni cosa, lo scopriremo solo vivendo. Di certo, alla Camera di Commercio di Como arriverà un cambio di stile.
Ambrogio Taborelli, imprenditore e titolare di un’azienda gioiello che riluce anche in tempo di crisi (mai un’ora di cassa integrazione) ha preso il posto di Paolo De Santis, anch’egli imprenditore nel settore alberghiero e personaggio di indubbio spessore istituzionale fin dai tempi in cui accettò l’incarico di assessore nella prima giunta comunale della Seconda Repubblica comasca: quella guidata dal compianto Alberto Botta.
Anche Taborelli ha vissuto un’esperienza nelle istituzioni alla guida degli imprenditori lariani. E lì è uscita soprattutto la sua peculiarità di persona abituata a una lingua del tutto glabra se ci consente l’espressione . Uno insomma che non le manda troppo a dire, quasi sempre a ragione. E se non c’è il politically correct pazienza. Un altro stile, appunto, rispetto a quello di Paolo De Santis che ha sempre fatto della diplomazia e del sapere il vivere del mondo, un po’ il suo biglietto da visita. Lo spirito dei tempi perigliosi che stiamo vivendo suggerisce che magari la clava si potrebbe adattare meglio del fioretto.
Taborelli ha detto che la sua presidenza si muoverà nel solco di De Santis, che lascia un’eredità importante, ricca di contenuti e un’indubbia centralità della Camera di Commercio tra gli attori del territorio. Il nuovo numero uno di via Parini dovrà innanzitutto mantenerla e poi ampliarla. Lo farà in un contesto tutt’altro che facile per le camere di Commercio. Enti finiti nel mirino di Renzi che li vede come apparati burocratici e un po’ polverosi. E minaccia di sventagliare le forbici. Forse, il premier potrebbe cambiare idea di fronte a Taborelli, al suo decisionismo, al suo parlare diretto quando ritiene di essere nel giusto, senza badare più di tanto all’interlocutore ,pur nel rispetto della persona. I due in fondo non sono così dissimili nell’approccio. Da Ambrogio Taborelli ci si può aspettare che la Camera di Commercio continui a essere il volano per cercare di acchiappare la crescita anche sul territorio comasco. Il nuovo presidente porterà con sé la felice esperienza nella conduzione dell’azienda di famiglia e ha già nel mirino Expo e quello che rappresenterà per un territorio ricco di attrattive e potenzialità come quello comasco. Certo c’è curiosità intorno alla figura e all’azione di Taborelli proprio per quanto detto finora. Si vedrà se sarà un presidente in grado di unire il mondo economico locale e condurlo compatto nella battaglia contro questa crisi che non finisce mai.
Si può però essere certi che l’esito di questa elezione sarà più edificante del metodo con cui è avvenuta. Mesi di trattative, polemiche, veti incrociati, trabocchetti, poltrone messe in palio, accordo sopra e soprattutto sotto il tavolo. Alla fine se n’è usciti, con alcune ammaccature e qualche dubbio sulla tenuta che il nuovo vertice dell’ente è tenuto fin da subito a smentire. Perché l’economia non ha bisogno di una Camera di Commercio paralizzata dai veti e dalle divisioni. Anche su questo, Taborelli è una garanzia. Piuttosto che lasciarsi imbrigliare, c’è da essere certi che prenderà il tavolo per le gambe.
Parafrasando un motto che fu usato per l’elezione di Saragat al Quirinale e magari con un po’ di esagerazione, si potrebbe affermare che è stato scelto l’uomo migliore con il sistema peggiore. Quella del fondatore del Psdi, però, fu una buona presidenza della Repubblica in tempi difficili. Il paragone è di buon auspicio.
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