Nello storico musical ,si aggiunge un posto a tavola se c’è un amico in più. Nella Giunta di Como, Lucini ha spostato la seggiola per non ritrovarsi con qualche amico in meno e, tanto per rimanere nella creazione di Garinei e Giovannini, per essere un po’ più comodo.
Pazienza se il conto per l’allargamento dell’esecutivo da 8 a 9 componenti (erano sette dopo le dimissioni di Giulia Pusterla) lo pagheranno i comaschi, già gravati di un carico di imposte locali che non ha precedenti. Alla fine, questa è una città con tanti i difetti ma non quello della mancanza di senso civico. Si farà qualche
sacrificio in più, in nome, si spera di una buona amministrazione. Il sindaco Lucini ha meditato molto su queste mosse. Era conscio di camminare su un percorso di carboni ardenti ed è riuscito a non ustionarsi. La sua Giunta era un po’ imballata e aveva bisogno di un tagliando. Alla fine, il primo cittadino ha fatto la scelta che dovrebbe far pendere la bilancia dei contenti e degli scontenti dalla parte dei primi. Soddisfatto dovrà essere il Pd che ha visto esaudite gran parte (anche se non tutte) le sue richieste. Ma si sa che la politica è l’arte della mediazione. Il partito di Renzi si trova rappresentato in Giunta con la segretaria provinciale, cioè il suo esponente più autorevole e non potrà non tenerne conto.
Non scontenti saranno anche altre forze politiche che rischiavano di essere estromesse dal governo cittadino (ogni riferimento alla lista “Amo la mia città” non è puramente casuale). L’assessore Gisella Introzzi è stata ridimensionata, ma francamente, visti i malumori suscitati quasi a 360 gradi sul suo operato e la fresca sparata contro il sindaco sul monumento di Libeskind, dovrebbe segnarsi con il gomito per aver mantenuto il posto.
Qualcun’altro, infine, sarà meno felice perché sperava di vedere crescere il proprio peso specifico in termini di poltrone e/o di deleghe, ma questo fa parte del discorso di prima della bilancia.
La scelta di Paolo Frisoni appare ineccepibile. Non solo perché trovare qualcuno disposto a prendere in mano la patata rovente delle finanze comunale equivale a competere con Sisifo nelle fatiche. L’ex assessore della Prima Repubblica (comunque la si giudichi, una buona scuola politica) è uomo di amministrazione e soprattutto sa fare squadra: quello che in parte è mancato finora alla giunta Lucini. A lui i cittadini non possono che chiedere di trovare il modo di far quadrare i conti senza allungare ancora le mani nelle loro tasche (sempre le stesse tasche peraltro) e penalizzare i servizi.
A Frisoni è toccata anche la delega alla Sicurezza, sfilata a Marcello Iantorno che ha mostrato più di un affanno nella gestione, come dimostra anche la vicenda delle telecamere fuori uso. Del resto, l’esuberante avvocato si ritrova già la gatta del patrimonio da pelare con coltelli affilatissimi. Potrà dedicare più tempo a questa mansione.
Il giudizio sul rimpasto, come è ovvio, rimane appeso ai fatti. Alla città serve una squadra in grado di governare un periodo tormentato come questo, crinale tra il rilancio e il rischio di un declino, con tante sfide complesse aperte. Nel musical «Aggiungi un posto a tavola», alla fine raddoppia l’allegria. Nel caso della Giunta, si spera di moltiplicare l’efficienza e la qualità.
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