Il paradosso è bell’è che servito. La strada dei desideri, bramata per cinquant’anni da Como, rischi di rimanere lì intonsa, con il suo asfalto nuovo di zecca non consumato.
La tangenziale di Como che ci hanno portato è come un pacco regalo in cui manca un pezzo, anzi metà. Pensate di scartare un cadeau e trovare un orologio da polso nuovo di zecca e lucente, funzionante che spacca il secondo, ma con mezzo cinturino e il quadrante che segna solo sei ore. Si potrà usare ma dalle 6,01 o dalle 18,01 in avanti come si fa?
Va a finire che uno si tiene buono il vecchio e un po’ arrugginito cipollone da
panciotto che magari resta un po’ indietro, che è più scomodo da portarsi appresso, ma alla fine il suo lavoro lo fa. Figurarsi poi, se, ogni volta che devi guardare l’ora sul mezzo orologio, devi pure versare un obolo. Lo lasci in cassetto e chi si è visto si è visto.
Ha perciò fatto bene il sindaco Mario Lucini a scrivere a Maroni per notificargli che il pezzo di tangenziale di Como in via di ultimazione se resterà a pagamento come previsto, rischia di fare la fine dell’orol (l’”ogio” è il secondo lotto che non c’è e forse mai ci sarà). Cioè non lo userà nessuno.
Non è causale la sortita del primo cittadino che arriva dopo gli elogi sparsi dal presidente della Lombardia alla nostra città e al sistema Como.
Non fiori, ma opere di bene (come quelle riservate a Varese che in quanto città giardino non ha bisogno di omaggi floreali e allora ha avuto la tangenziale gratuita per tutto la durata di Expo), sottintende, neppure troppo, Lucini che offre anche un compromesso intelligente: applicare il pedaggio nel tratto occidentale del nastro di asfalto, quello che dall’A9 porta a Villa Guardia e sulla Briantea e mantenere gratuito il percorso più strategico, che collega Albate con l’autostrada. In questo modo, infatti, sarebbe possibile alleviare una delle zone più oppresse dal traffico di attraversamento: quella di Camerlata e della via Pasquale Paoli.
Di fronte all’eventualità di pagare 60 centesimi per poco più di due chilometri, si rischia l’effetto cipollone da taschino: avanti con la Paoli e pazienza per qualche coda e per i semafori.
Va detto che, finora, fermo in colonna sembra essere stato anche il Comune di Como, che, prima della sortita epistolare di Lucini aveva fatto davvero poco di fronte alla beffa unita al danno della tangenziale monca e salata. Uno schiaffo al territorio che fa ancora più male dopo la pratica aperta dall’Anticorruzione di Cantone sull’incremento esponenziale dei costi di Pedemontana, di cui la nuova strada comasca fa parte. A noi hanno detto che non si faceva il secondo lotto perché era troppo caro. E guarda un po’ dove sono finiti i soldi, viene da pensare.
Anche per questo il Comune dovrebbe farsi capo di una mobilitazione in cui l’uso del forcone (più o meno metaforico) ci starebbe tutto. La tangenziale deve essere gratuita, almeno nel tratto cittadino. E, magari facendo leva sulla signora Braga Chiara e sul signor Guerra Mauro, parlamentari del territorio oltre che del Pd, si potrebbe anche andare a tirare per la giacca il signor Delrio Graziano. Il neo ministro alle Infrastrutture ha dichiarato che saranno completate tutte le opere avviate. E il verbo completare, nel caso delle tangenziale di Como, si legge come primo e secondo lotto, cioè da Villa Guardia ad Albese. E allora anche il pedaggio potrebbe avere un senso. Como, alza la voce. Il Comune deve essere il tuo megafono. E non solo.
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