AAA cercasi buonsenso. E il tema, ancora una volta, è quello della tangenziale di Como. Nessuna intenzione di piangersi addosso o recriminare presunte o reali disparità con altri territori poco distanti, ma l’analisi di quello che sta succedendo, o meglio rischia di succedere. Il piano economico dei pedaggi messo nero su bianco da Autostrade per l’Italia e società Pedemontana è molto simile a un rebus con variazioni di costo a seconda delle direzioni, degli ingressi e delle destinazioni finali.
Il punto di partenza che finora non era mai stato cristallizzato, è però un numero: 1,40 euro. Questo è il costo effettivo del tratto tra il casello di Milano e la barriera di Grandate come è stato quantificato dalla stessa società: non per caso per percorrere la A9 più la tangenziale fino ad Albate è stata prevista la spesa di 1,80 euro (1, 40 euro più 40 centesimi dalla A9 ad Albate). Un numero che simboleggia, però, quanti soldi in più i comaschi, per anni, hanno riversato nelle casse di Autostrade per l’Italia che, a Grandate, applica un pedaggio di 2,20 euro, comprendente anche il costo del tratto fino a Chiasso, anche se viene percorso da un numero decisamente inferiore di veicoli rispetto a quelli che escono a Como centro. Non senza motivo, quindi, la tratta Como-Milano è da sempre considerata tra le più care d’Italia per rapporto chilometri-costo.
Il nuovo assetto messo nero su bianco e inviato a Roma, per il definitivo via libera ministeriale, prevede che gli automobilisti che utilizzano la tangenziale senza entrare in autostrada debbano pagare 60 centesimi se la percorrono tutta. Ma in quanti saranno disposti a pagare - dal 1 novembre - questa cifra per un pezzo di strada lungo appena 2,4 chilometri? Inutile, infatti, ricordare che le cose sarebbero molto diverse se la tangenziale fosse stata realizzata completa fino ad Albese e allo snodo Como-Bergamo, così come previsto dagli accordi originari del 1999.
Non solo. Leggendo il prospetto spedito a Roma si scopre addirittura che chi da Albate decidesse di andare a Chiasso prendendo tangenziale e A9, non solo pagherebbe il nuovo tratto stradale, ma pure il passaggio sull’autostrada tra la barriera di Grandate e Chiasso, quantificato in 80 centesimi. Un’assurdità se si pensa che entrando a Lazzago non si paga - e si continuerà a non pagare - nemmeno un euro, proprio in virtù di quel pedaggio ombra applicato a tutti i veicoli che transitano dalla barriera, a prescindere dalla destinazione finale. E allora val la pena fare la stessa domanda di prima, con una leggera variazione: quanti comaschi saranno disposti a spendere 1,20 euro per andare da Albate a Chiasso quando, entrando a Lazzago, possono seguire quasi lo stesso percorso gratuitamente? Ovviamente, vale lo stesso ragionamento anche per il percorso inverso.
Le ripercussioni del pedaggio sulla tangenziale e per l’ultimo tratto della A9 (solo per chi usa la nuova infrastruttura) rischiano di non essere solo economiche, ma vanificherebbero anche i benefici che il collegamento veloce, atteso dal territorio per decenni, sta portando sulla viabilità locale dei Comuni di Como, Grandate, Casnate e Montano Lucino. E, forse, anche per Autostrade e Pedemontana, potrebbe essere alla lunga non così remunerativo se accanto ai pedaggi ci si trovasse a dover gestire un crollo di passaggi.
Ecco perché, mai come ora, è necessario il buonsenso. Di tutti. Per capire che se la tangenziale sarà a pagamento, sarà inevitabilmente destinata a restare deserta. Oltre che monca. Bisogna quindi cercare, come territorio innanzitutto, di sedersi attorno al tavolo e predisporre una proposta alternativa (ad esempio utilizzare le quote eccedenti ai pedaggi come compensazione, aumentando il costo stimato da Milano ad Albate, ad esempio, ed equiparandolo a quello della barriera) da sottoporre in prima istanza a Pedemontana e, in seconda battuta, ad Autostrade.
Ci sono due mesi di tempo per riuscire a invertire la rotta. Ma prima di tutto, serve il buonsenso.
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