Tangenziale, i soldi ci sono
Como vada a prenderli

On the road again: torniamo sulla strada, visto che l’inglese più o meno maccheronico va di moda in questo periodo a Como. Il motivo era dei Rockets quel complesso degli anni ’80 un po’ stravagante di musicisti pelati tutti dipinti d’azzurro. Bisogna tornare sulla strada perché agosto è il mese delle ferie. Soprattutto per i politici che si godono 33 giorni di meritato riposo alla faccia dei proclami di qualche tempo fa, quando il vento della rottamazione soffiava ancora, del Parlamento al lavoro (con l’aria condizionata, eh) anche in prossimità dell’Assunta.

Vabbeh. Ma c’è che fa di peggio. La Rai, per esempio. Cascasse il mondo o anche solo la Grecia, com’è successo quest’estate, manda i talk show sotto l’’ombrellone dall’1 giugno all’1 settembre. Chissà se con il duo Maggioni-Campo dall’Orto cambierà qualcosa, ammesso che qualcuno abbia nostalgia del telebusto novizio Giannini o del Vespone che non arruginisce mai.

Agosto è il tempo dei buoni propositi per settembre che “ci dirà”, come cantava Alberto Fortis. Renzi promette che con la caduta delle foglie poterà anche l’albero del tasse, l’Inter e il Milan prenotano lo scudetto che poi vincerà la Juve. tutti noi spergiuriamo su diete, abitudini salutiste e buoni propositi da disattendere, almeno fino al prossimo agosto.

Terminate le divagazioni, meglio davvero tornare sulla strada. Che non è quella delle vacanze. Ma è il pezzo d’asfalto che non c’è e che però sarebbe dovuto esistere già quando negli anni’80 fuoreggiava il rock psichedelico dei Rockets ma forse anche nei rabbiosi ’70 degli Stones.

Ebbene sì, maledetto Carter: la strada è ancora il secondo lotto della tangenziale di Como. Un altro impegno per il dopo vacanze che i politici locali sembrano essersi presi sul serio e, almeno questa volta forse, marciando tutti o quasi insieme. Meglio non farlo scivolare fuori dall’agenda. Persino in questo scorcio d’agosto, con auto sempre più rade in giro, si è visto quanto sarebbe stato utile avercela avuta la tangenziale completa. È bastato chiudere per lavori (giustamente messi in cantiere adesso) la via Rienza per notare, nelle ore di punta, qualche ingorghino sulla Briantea da Lipomo in su e fino all’Oltrecolle im giù, spicchi di territorio beneficiati dall’eventuale pezzo di tangenziale mancante. Figuriamoci quando tutto tornerà a regime.

Insomma, il tema è sempre presente. Ancora di più di fronte alla notizia dei 320 milioni che il Cipe (per la cronaca Comitato interministerliale della programmazione economica, nella sostanza quello che caccia i soldi) ha elargito alla Brebemi, la nuova autostrada da Milano a Brescia che altrimenti non sarebbe riuscita a far quadrare i conti.

Certo, come precisa la nostra parlamentare Chiara Braga è un’altra cosa rispetto alla tangenziale di Como. Però sono sempre quattrini per le strade che non erano previsti e magari sarebbero potuti servire anche a noi. Ci hanno detto (la Regione nella precedente gestione) che il secondo lotto della tangenziale costava troppo perciò non s’aveva da fare.

A questo punto uno si chiede però quanto sia costata questa benedetta Brebemi che a noi (non ce ne vogliano i bergamaschi e i bresciani) potrebbe stare anche un po’ sulle scatole. Primo perché, lo dicono i flussi di traffico, magari non è così indispensabile considerato poi che sulla stessa direttrice c’è l’autostrada A4 Torino-Venezia e arriverà anche il tratto di Pedemontana da Lomazzo a Dalmine: tre autostrade in parallelo, anche quattro volendo metterci la Piacenza-Brescia: quanta grazia.

Poi perché c’eravamo prima noi. La tangenziale l’aspettiamo da alcuni decenni, quell’altra è stata pensata e costruita (in paragone alla nostra) in un battibaleno.

Ok, adesso potrebbe saltar su qualcuno a dire che sono cose diverse: la Brebemi l’hanno fatto con il project financing, l’ha pagata chi la gestisce mentre i soldi per il secondo lotto della tangenziale comasca li dovrebbe cacciare quasi tutti lo Stato. Lo stesso Stato che ha tirato fuori i 320 milioni del Cipe? Tombola.

E allora? Allora siamo alle solite. Se Como chiede, si trova davanti l’Alberto Sordi dei Vitelloni (“Lavoratori” Tiè...). Se lo fanno altri, come per magia i cordoni della borsa si spalancano. Senza mancare di rispetto o sottovalutare il lavoro degli attuali parlamentari locali, c’era un tempo nella vituperata Prima Repubblica degli stipetti accuminati sotto i tavoli in cui si imbandivano amabili accordi, in cui qualcuno riusciva a dirottare da queste parti una quota di risorse già destinate altrove.

Un’epoca finita, ma adesso perlomeno torniamo sulla strada. Al di là delle specifiche tecniche e dei distinguo, l’esempio della Brebemi ci dice che i soldi quando si vuole si trovano. Bisogna muoversi e magari, a dispetto dei propositi agostani sulle diete, metter su un po’ di peso (politico).

Perciò Como non esca dalla strada e continui a marciare compatta per avere il suo pezzo di tangenziale mancante che lo spetta di diritto. Settembre ci dirà.

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@angelini_f

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