L’ex Ticosa è un eterno gioco del Monopoli, dove esce sempre la carta “torna al via” senza neppure poter incassare le mitiche 20 mila lire. E anche i tanti duri della storia della politica comasca che hanno affrontato questo roccioso cimento si sono ritrovati con le pive nel sacco. A volte con il sottofondo di qualche omerica e amara risata come quella che è seguita all’abbattimento del corpo a C a colpi di fuochi artificiali.
Adesso sull’annoso e non più principale problema di Como, si è finalmente deciso di provare a giocare con il buon senso, tenendo palla e volando basso. E, soprattutto, forse, a giocare tutti assieme. Perché per battere il mostro che ha messo casa e radici in quella che è stata una delle più importanti industrie comasche, occorre la forza dell’unione e un progetto che non sia scritto in quel celebre libro dei sogni non ha mai un lieto fine.
Positivo perciò che in piena campagna elettorale, anziché accapigliarsi su un tema da sempre divisivo, i sette personaggi in cerca di una poltrona d’autore (quella che spetta al sindaco della città), durante il confronto elettorale di Confartigianato, si siano trovati d’accordo sull’opportunità di realizzare, chiunque sia delegato dagli elettori a farlo, un parcheggio. Poi si vedrà. E poiché quasi tutti i contendenti potrebbero trovare comunque un seggio di consolazione in consiglio comunale in caso di non vittoria, si può immagine che la soluzione viaggerà comoda comoda in prima classe e senza scossoni.
Chiaro che il parcheggio può essere solo il primo step di una scalata che resta di grado elevato. Ma viene da chiedersi se forse, magari è un’utopia, il metodo della “concertazione”, della condivisione politica si possa applicare anche per la soluzione definitiva del problema. Perché, va detto, non è che dal 1982 (anno in cui l’area fu acquistata dal Comune) le idee avanzate per il recupero fossero tutte peregrine. Anzi, molte avrebbero sciolto più di un nodo della città. Solo che, nell’alveo venefico della politica, si trovò spesso il modo di non farle prevalere. Forse per evitare che qualcuno potesse assurgere al rango di salvatore della patria.
Più che il merito potrebbe contare il metodo. Mettersi insieme, trovare un accordo ampio sul futuro utilizzo dell’area, sulla più che mai necessaria sistemazione viaria della zona, senza che nessuno possa intestarsi la vittoria. Tanto è chiaro a tutti i cittadini che passano ogni giorno da decenni davanti a quella sconsolante landa di macerie, che sulla Ticosa hanno già perso tutti. E non c’è possibilità di rivincita se non mettendosi a remare tutti nella stessa direzione, sopra gli interessi di parte. Basta individuare l’obiettivo e poi partire. Così magari, anche il mostro che alberga nelle viscere dell’ex tintostamperia, potrebbe convincersi a traslocare. Oppure ad andare in pensione. Perché 35 anni di politica fallimentare hanno fatto invecchiare anche lui.
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