Per evitare di offendere gli interessati dalla legge 180 e i suoi presunti danni, non resta che tirare fuori il proverbiale elefante che irrompe nel negozio di cristallerie, nel riferirsi all’operato, anzi, alle parole perché le opere latitano, del ministro alle infrastrutture Danilo Toninelli. Nel giro di pochi giorni ha lanciato due carichi da mille contro le principali infrastrutture che il territorio comasco agogna da decenni. Prima ha affossato, si spera non definitivamente, il secondo lotto della tangenziale di Como e anche la gratuità del primo. Non appagato, poi, si è buttato sulla variante della statale Regina in Tremezzina, derubricandola come “opera minore”. Per fortuna che, in questo caso, l’iter della pratica è talmente avanzato (il termine può apparire grottesco visti i tempi biblici per giungere fino qui) che forse il verbo del ministro potrà fare ben poco per arrestarlo. Ma, al di là della funzionalità finora mostrata dal soggetto, si tratta pur sempre del signore che ha in mano il destino delle infrastrutture e dei trasporti di un’Italia che con ogni probabilità lui sogna solcata da cocchi e birocci che sollevano nuvoli di polvere al passaggio su ecologiche stradine dimentiche dell’asfalto. Come altro spiegare questi dinieghi di fronte a due richieste di un territorio del profondo e ancora industrioso Nord che meriterebbe rispetto se non altro per i tempi di attesa di queste opere. Altro che minori. Minore sarà lui e coloro, che in nome di un malcelato senso della morale che deve prevalere anche sulla politica, intendono riportarci al Medio Evo che non era proprio un’età dell’oro.
Peccato che il ministro Toninelli, al contrario di altri suoi colleghi di governo, abbia snobbato l’importante appuntamento del forum Ambrosetti di Cernobbio. Non fosse altro perché la splendida località teatro dei dibattiti sullo stato dell’arte politica ed economica, si trova a una manciata di chilometri dalla Tremezzina dove dovrebbe essere realizzata la “variante opera minore”. Sarebbe stata l’occasione buona per infilarlo nella sua auto blu e farlo viaggiare lungo la Regina, dove il miglior panorama offerto dal più bel lago del mondo è immalinconito da quelle strettoie che rendono già difficile l’incrocio tra un autobus e un’utlitaria, figuriamoci quando i mezzi pesanti che si trovano vis a vis sono due.
Anni fa un prefetto illuminato, Efisio Orrù, nell’occasione di una brutta alluvione che provocò frane, danni e blocchi sulla strada dorsale della sponda occidentale lariana, trovatosi di fronte al sottosegretario della Protezione Civile, Franco Barberi, accorso in elicottero per rendersi conto della situazione, gli spiegò che il problema della Regina non era tale sono in presenza di un evento eccezionale come un’alluvione di quella portata. Ecco, c’è da augurarsi che non ne occorra un’altra per attirare Toninelli dalle nostre parti e fargli notare che non c’è nulla di minore nella necessità di una strada che porrebbe fine per sempre ai tormenti del traffico su una dorsale di fondamentale importanza per il turismo. Perché la luna di miele tra il nostro meraviglioso specchio d’acqua e i tanti che accorrono da ogni dove per visitarlo non sarà eterna. E prima o poi svaporato l’effetto abbacinante del panorama, si cominceranno a notare le magagne come le strettoie e il caos in Tremezzina, e magari l’anno successivo su punterà su mete meno fascinose ma più confortevoli.
Un ministro prima di etichettare le situazioni dovrebbe conoscerle. Si informi, Toninelli. Se proprio non le va di trascorrere un weekend dalle nostre parti e assaporare l’ebbrezza delle code in Tremezzina e del moncherino di tangenziale pagato dagli automobilisti come se fosse lastricato d’oro e pressoché ignorato da quel traffico di attraversamento che serra la gola alla città di Como, chieda ai suoi alleati della Lega. Qualcuno, a partire dallo stesso Salvini, il nostro territorio e i suoi problemi li conosce. E stupisce l’imbarazzato e un po’ assordante silenzio lumbard di fronte ai niet del titolare delle Infrastrutture che, in quanto al pedaggio della tangenziale ributta la palla in Regione. Sta a vedere che torna di moda quel federalismo che, dalle parti del Carroccio, sembra essere diventato un abito di qualche stagione fa ora collocato tra le tarme di un armadio.
Certo, il potere è qualcosa che inebria. Ma quando poi la sbornia passa e ti accorgi che il Nord, dove fino a prova contraria, c’è ancora lo zoccolo duro di un partito cullato e svezzato tra le valli prealpine, ti ha voltato le spalle, rischi di non raccapezzarti più. E di trovarti come un Renzi qualsiasi tra le macerie poleverose del pulpito da cui avevi predicato con sicumera. Almeno voi leghisti lombardi, illuminate la mente di Toninelli. Perché la variante Tremezzina, che pure andrà realizzata con il massimo rispetto per il prezioso ambiente che attraverserà, non è la Tav, ammesso che quest’ultima sia il diavolo, ma neppure un’opera minore da schifare così. E che Como, dopo decenni di attesa, ha diritto a una tangenziale decente. Altrimenti il governo del cambiamento non sarà diverso da quelli precedenti che ci hanno lasciato questo vuoto di opere. Che per noi minori non saranno mai.
@angelini_f
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