Neppure l’iniziativa pre natalizia delle tariffe scontate è riuscita a rianimare più di tanto l’autosilo di via Mulini. Un po’ per carenza di informazioni, un po’ per la testardaggine autolesionista di buona parte degli automobilisti, nella festa dell’Immacolata l’accoppiata parcheggio a buon mercato più bus a tariffa agevolata ha visto sì aumentare in maniera significativa le presenze nel controverso parcheggio di fronte al vecchio Sant’Anna, ma non si è rivelata risolutiva.
Risultato: le strade della convalle sequestrate per quasi tutta la giornata dalle vetture dirette in centro e l’affannosa, furiosa e spesso inutile ricerca del parcheggio con metri cubi di smog messi gentilmente a disposizione dell’apparato respiratorio di residenti e pedoni. Visto che da qui a Natale ci sono altri due weekend e che lo shopping unito alla Città dei Balocchi rende facile la previsione di altri assalti, sarebbe il caso di fare qualcosa. Magari misure temporanee per l’immediato (un’utopia piazzare dei “movieri” che invitino in maniera perentoria a usufruire dei parcheggi periferici e subcentrali?) e stabili per il futuro in modo che passata la festa non si dimentichi che il Natale quando arriva arriva anche il prossimo anno e che comunque le occasioni di attrazione di gitanti e turisti nella bella Como per fortuna non mancano neppure in altri periodi dell’anno.
Il piano del traffico proposto dall’assessore Daniela Gerosa tra i tanti difetti contestati in varie sedi, almeno un pregio ce l’ha: quello di avere riportato la questione al centro del dibattito. Perché a Como stiamo ancora affrontando il traffico del terzo millennio in un tessuto urbano che è cambiato in maniera radicale negli ultimi vent’anni, con gli strumenti del secondo: uno in particolare, il girone attorno alla Città murata. Che sia tempo di rivederlo tutti lo dicono, come nessun lo sa perlomeno con modalità il più possibile condivise.
Ma un altro argomento che rimane lì sospeso è quello dei parcheggi. La chiusura di quello della Ticosa, ormai tendente all’infinito, ha finito per creare un’autentica emergenza? Giustificata? Chi lo sa. Perché di posti auto, bianchi, blu, all’aperto o al chiuso, gestiti dal pubblico o dai privati e anche in itinere, ce ne sarebbero anche. Però solo male utilizzati perché troppo lontani dal centro o considerati tale. Premesso che solo a Como e in poche altre località si consente alle auto di avvicinarsi così tanto al cuore della città, vi sono aree, vedi quello della Spt in via Castelnuovo o anche il “Pulesin” in via Borgovico che sono perlopiù ignorati nelle situazioni come quella di giovedì.
Allora si potrebbe tentare di mutuare il sistema “inglese”. A Londra dove l’indispensabile metropolitana è sempre utilizzata oltre le sue capacità hanno pensato bene di inserire nelle popolari cartine della “tube” divenute anche un souvenir turistico la distanza in passi tra una stazione e l’altra. Se l’utente vede che ci sono dare fare al massimo un centinaio di movimenti dei piedi che richiedono meno di una manciata di minuti, è capace di rinunciare a salire sugli affollati vagoni. Pensate a quanti passi vi sono tra il parcheggio Spt e via Milano Bassa dove di fatto comincia lo shopping natalizio in continuità con la Città Murata? E quanti tra il Pulesin e la via Garibaldi fresca di pedonalizzazione? La convalle, alla fine, si può attraversare tutta in una ventina di minuti. Il messaggio da far arrivare agli automobilisti, ma in maniera efficace e sistematica, potrebbe essere questo: vale la pena di passarne il doppio (se va bene) in coda o a girare a vuoto alla ricerca di un posteggio?
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