I turisti arrivano sempre più attratti da ciò che esiste a Como da sempre: il suo paesaggio e la sua storia. Ma attenzione a non scambiare il “da” con un “per”, perché non è scontato.
In questi giorni turismo e commercio sfilano, finalmente e dichiaratamente alleati, perché capaci anche di interpretare la modernità. E se i risultati premiano, si diffonde la consapevolezza che si è all’inizio di un lavoro. Che non esistono ricette segrete, bensì sforzi continui. Infine, che comunque la si metta, qualsiasi potente strumento si sfoggi, resta l’umanità il cuore pulsante di questi settori. Come del resto di tutta l’economia.
Sono riflessioni che scaturiscono anche dalla concretezza di due fatti.
Partiamo dai numeri che sono apparsi ieri in una congiuntura in gran parte deludente per quanto riguarda l’economia lariana. Il primo trimestre 2016 ha riservato più delusioni che conforto alle imprese di Como.
Chi costituisce una robusta eccezione, è il turismo. Com una ulteriore dose di soddisfazione. In tutti i comparti è l’export ciò che permette di andare avanti con minori perdite: lo stesso arredo ha visto un risveglio della domanda interna, ma quest’ultima non è certo in grado di offrire la sopravvivenza. Il turismo è sospinto con forza dagli stranieri e allo stesso tempo i visitatori italiani stanno crescendo con un ritmo sorprendente, anche se ancora lontano dai tempi d’oro.
E il commercio? Anche qui il “più” - timido - resiste. Lo aveva peraltro annunciato su “La Provincia” il presidente di Confcommercio Giansilvio Primavesi: l’associazione va all’assemblea oggi con segnali lievemente più favorevoli. E due nette consapevolezze. La prima: l’online è una risorsa imprescindibile, ma non automatico. Non a caso i commercianti organizzano da tempo corsi ad hoc per far capire come muoversi.
La seconda: se il turismo va bene, il commercio avrà di che sorridere. Vale anche per la direzione opposta. Negozi con prodotti di qualità offerti insieme alla gentilezza, opportuni servizi, rappresentano un ulteriore richiamo per i visitatori. Un motivo in più per venire qui a godersi qualche giorno sul lago di Como.
Perché non siamo robot mossi dalla pur importante rete. E questo è un concetto risuonato a più riprese ieri a Milano. Già, è l’altro dato: ieri in piazza Città di Lombardia (un nome, un programma) si è portata all’attenzione di oltre 800 operatori generali la formula del Tourism Think Tank fiorita nella piccola Erba. Lariofiere, scelto per coltivare il turismo in versione digitale, era presente con il suo staff, la sua esperienza maturata dall’idea di Andrea Camesasca. E proprio Camesasca prima che digitale ha pronunciato la parola da sempre (e per sempre, in questo caso) capace di attirare il turismo: emozione. Abbiamo nuovi strumenti per suscitare questa “vecchia” e meravigliosa conoscenza, tutto qui. E dobbiamo conoscerli bene.
Una nota finale: oggi, guarda caso, ci sarà anche l’assemblea di Unindustria. E ciò suggerisce un’ulteriore riflessione: non venga in mente, di fronte all’altalena dell’economia, di pensare che il manifatturiero sia destinato a scomparire. I gufi hanno già provato a gridarlo e sono stati smentiti. Piuttosto, si tratta di allargare l’alleanza, di capire che ci si trova insieme sulla barca e si ha solo da imparare l’uno dall’altro.
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