Turismo, più idee
La ricetta per Como

Da Como città della seta a Como città del turismo. La storia e il futuro. Negli ultimi anni il Lario ha cambiato pelle e il turismo, che finiva regolarmente in coda all’agenda economica locale, è balzato di prepotenza in primo piano.

Ora non è più un orpello - figlio di bellezze naturali - vissuto con malcelato distacco, né una “t” messa in coda all’acronimo della storica Unione commercianti di via Ballarini.

Il turismo è business e dà reddito. Di più. La crescita esponenziale del settore ha saputo assorbire, almeno in parte, l’emorragia di posti di lavoro nei settori tradizionali dell’industria. E in prospettiva può rivelarsi la carta vincente di una problematica riconversione e un jolly formidabile per uscire dalla crisi.

Anche l’attenzione, a livello di enti e associazioni, ha segnato un punto di svolta. Ai vertici della Camera di Commercio il turismo è diventato negli ultimi anni una voce sempre più importante e strategica, tanto che il presidente De Santis - al secondo mandato - è un imprenditore alberghiero di primo livello.

La stessa categoria si è progressivamente strutturata in modo forte e autorevole con l’Associazione albergatori di Confcommercio (presieduta da Roberto Cassani) e il Consorzio imprenditori alberghieri, che raccoglie il top del settore sul lago.

Il “Tavolo per la competitività e lo sviluppo”, evoluzione del “Tavolo della crisi”, si occupa sempre più spesso di tematiche turistiche (l’ultimo, in ordine di tempo, è stato dedicato a Expo 2015). Come recita lo statuto «rappresenta il luogo e il momento di discussione e condivisione degli indirizzi strategici per lo sviluppo socio-economico provinciale». E tra questi, certamente, il turismo figura oggi ai primissimi posti. Al punto che Confcommercio, d’intesa con l’ente di via Parini, ha messo in campo il progetto “Cultura del sorriso”, che mira a sviluppare percorsi formativi «per una più approfondita conoscenza del nostro territorio» e «un migliore approccio con il turista straniero».

Questo breve excursus serve per capire che sul Lario si è formata progressivamente una consapevolezza nuova rispetto a un fenomeno vissuto in passato con troppa superficialità, se non con fastidio.

Certo, per diventare autenticamente internazionale, Como ha ancora molto da fare: la segnaletica è scarsa, approssimativa e quasi sempre non tradotta, al pari di tanti menù. La stazione di Como San Giovanni è un disastro e il percorso per la completa restituzione del lungolago tutt’altro che compiuto.

Ma Como e il suo lago sono davvero belli. Anzi, bellissimi. La sfida, adesso, è di trasformare tanta fortuna piovuta dal cielo in una prospettiva duratura, capace di rilanciare un’economia sofferente in tanti altri settori. La prima cosa da fare, per riuscirci, è offrire un’accoglienza migliore a tutti i livelli. Il privato e le associazioni di categoria in questi anni hanno fatto passi da gigante, il pubblico molto meno.

Eppure investire sul turismo non è solo una questione di soldi, ma anche culturale. Di idee. In questi giorni ne sono uscite un paio interessanti: trasformare la torre del Broletto in un belvedere e realizzare, sempre all’interno del palazzo simbolo di Como, un ufficio turistico degno di tale nome. Sì, perché se si vuole valorizzare davvero la vocazione turistica del capoluogo è inaccettabile che l’infopoint di piazza Cavour resti chiuso di domenica. E il ripiego di via Maestri Comacini appare comunque defilato rispetto al Broletto, altrettanto centrale ma certamente più visibile e di maggior pregio. Sono solo due idee, che si possono sommare a tante altre: dal recupero delle torri lungo la cinta muraria (per Torre Pantera l’intervento è rinviato al 2014) al progetto di ascensore inclinato da Como San Giovanni al Monte Croce (con la variante Val Mulini-Baradello), arenato ormai dal 2007. Si dirà che il problema è sempre lo stesso: i soldi.

Vero. Ma anche in questo caso va fatto un salto di qualità: spendere per il turismo è un investimento molto redditizio, non uno spreco. Le buone idee, poi, trovano sempre le gambe per camminare.

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