Sei anni fa, appena assunto a La Stampa, dedicai uno dei miei primi servizi all’infame muraglia di piazza Cavour. Uscì in prima pagina, per la precisione, il 26 settembre 2009, con una foto e questo titolo: «Il sindaco prestigiatore», dedicato all’allora primo cittadino Stefano Bruni, al quale spetta il copyright per la geniale idea di far costruire le paratie (ormai completamente inutili, come tutti sanno e già sapevano allora) pur di incassare i 17 milioni di euro della cosiddetta legge Valtellina. Il pezzo cominciava così: «Vi sembrerà incredibile, ma a Como il lago non c’è più. O meglio, c’è ancora ma non si vede: il sindaco l’ha fatto sparire, come un prestigiatore. E invece della bacchetta ha usato un muro».
A distanza di un anno tornai a Como, sempre per La Stampa, e scrissi un altro pezzo che sintetizzo così: vi sembrerà incredibile, ma nonostante sia passato un anno dalla scoperta dello scempio, il muro c’è ancora. Ora, passati altri cinque anni (e dieci dall’apertura del cantiere) siamo qui a chiedere al presidente del Consiglio di intervenire perché non se ne è ancora venuti a capo. È un tormentone tipicamente italiano, e purtroppo anche tipicamente comasco. Quando venni a Como la prima volta, nel 1983, come praticante del quotidiano l’Ordine, mi dissero che c’era una questione irrisolta da anni: la Ticosa; e quando ci tornai nel 2002, come direttore de La Provincia, mi dissero che c’era una questione irrisolta da anni: la Ticosa.
Ecco, non vorremmo che questa storia del cantiere infinito sul lungolago diventasse un’altra Ticosa. Benissimo ha fatto La Provincia, con questa iniziativa delle cartoline, a chiedere l’intervento del presidente del Consiglio, perché il lago di Como - dico una banalità - non è patrimonio solo dei comaschi, ma di tutti gli italiani. Anzi è un patrimonio di tutto il mondo, una meraviglia che vengono a vedere anche dall’America, dove pure i laghi non mancano. Vengono qui a comprare case, a girare film, a copiare città intere (l’hanno fatto con Bellagio, clonata negli States). Ma se andiamo avanti così verranno qui per vedere quanto sono imbecilli gli italiani, che hanno la fortuna di avere simili risorse e le buttano via.
Mi dicono che uno dei motivi per cui il lago è ancora invisibile è burocratico: per via delle varie inchieste e per un groviglio di competenze, nessuno può ancora demolire l’ecomostro. Ora, riguardando quella prima pagina de La Stampa del 26 settembre 2009 vedo che, sotto la foto del muro sul lago, c’è il Buongiorno di Gramellini intitolato «Michelle ma belle», con la foto di Berlusconi che allarga le braccia come per dire «che meraviglia, che spettacolo» davanti alla moglie del presidente Obama, che è lì a fianco e assiste attonito. Era lui, Berlusconi, il nostro presidente del Consiglio all’epoca dei fatti. Ricordate? Da premier aveva promesso che avrebbe estirpato il cancro della burocrazia. Oggi premier è Matteo Renzi, un altro che della battaglia alla burocrazia ha fatto un cavallo di battaglia. Berlusconi non riuscì a mantenere la promessa. Forza presidente Renzi, dimostri che lei riesce a fare meglio del suo predecessore, e sblocchi questa vergogna, restituendo il lago ai comaschi, agli italiani, al mondo.
*Direttore de La Gazzetta di ParmaEx direttore de La Provincia© RIPRODUZIONE RISERVATA