Alla Cortese Attenzione Matteo Renzi. Illustrissimo Presidente del Consiglio, apprezzo molto la Sua innovazione nell’impegnarsi a rendere la politica più giovane e dinamica. Cominciando dalle parole: “slide” e “job acts” erano parole ignote ai più, ma oggi sono entrate nel vocabolario. Anche le parole - oggi che tutti pretendono fatti come se i fatti fossero la conseguenza di una bacchetta magica- hanno un loro Potere. «Le azioni iniziano dalle parole», amava ripetere Don Milani ai ragazzi della sua scuola di Barbiana. E una parola potrebbe essere l’inizio della risoluzione di un problema che vede la città di Como al centro di uno scandalo che non è solo politico ed economico ma anche e soprattutto culturale. Sul lungolago di Como -che il “New York Times” e moltissime altre prestigiose testate internazionali definiscono «il lago più bello del mondo» c’è uno scempio estetico che è anche un simbolo di degrado culturale.
Cosa esiste di peggio che impedire di accedere alla Bellezza? Che impedisce di vederla e quindi di viverla? Quando poi la Bellezza è la Natura tutto è ancora più grave. Perché il lungolago di Como non è solo una bella vista, ma un’identità. E impedire l’identità significa impedire la comunità. Perché una comunità si basa anche su ciò che condivide con lo sguardo. In tempi in cui si erigono muri che dividono per uno scontro non di civiltà ma di ignoranze, la vicenda delle paratie sul lungolago di Como assurgono anche a simbolo di una politica che allontana i cittadini da se stessa. Ogni cittadino è un politico. Ogni cittadino prima vede e poi vota. E a Como oggi cosa si vede?
Alla mente vengono le parole di Alessandro Manzoni che nel Capitolo Terzo de “I Promessi Sposi” scrive: «Addio, monti sorgenti dall’ acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio!».
Dobbiamo, quindi, dire “Addio” alla Bellezza?
Illustrissimo Presidente del Consiglio, mi consenta di prendere in parola una Sua definizione e di “rottamare” i convenevoli istituzionali. Essendo coetanei, caro Matteo, cresciuti entrambi negli anni ’70, abbiamo studiato il Manzoni, ma apparteniamo a una generazione che ha imparato a leggere con i fumetti. Ed è proprio in uno dei più celebri, Charlie Brown, che si legge una frase diventata anche un famoso inno di libertà: «Il segreto della felicità è possedere una decappottabile e un lago».
Ecco forse la decappottabile non tutti ce la possiamo ancora permettere, ma almeno vedere il lago si spera di sì.
Twitter: @GianPaoloSerino© RIPRODUZIONE RISERVATA