La scena potrebbe essere ambientata a Teano ma non lo è: siamo invece a Cernobbio. I due importanti personaggi che si ritrovano di fronte sono entrambi in sella, come già accadde nel celebrato incontro del 1860, ma non precisamente su un cavallo: inforcano la bicicletta il che, visti i correnti prezzi della biada, è segno di ragionevolezza.
In ballo non c’è il destino della nazione, questo no, ma sul futuro i due hanno comunque qualche cosa di importante da dirsi. Non potrebbe essere altrimenti, visto che i personaggi in questione sono il sindaco di Como Mario Lucini e quello di Cernobbio Paolo Furgoni. L’incontro che abbiamo descritto, e sul quale abbiamo voluto ironicamente favoleggiare, è accaduto sabato scorso nel parco di Villa Erba, miracolosamente aperto al pubblico per tre giorni nella settimana di Ferragosto.
Come leggerete nelle cronache, il vertice istituzional-ciclistico non era né casuale né improvvisato. Insieme al presidente del Consiglio comunale di Cernobbio Ivano Mazza e ai rappresentanti del comitato Villa Erba, i due primi cittadini avrebbero approfittato di questa bella e promettente circostanza per «concordare le iniziative da attuare nelle prossime stagioni». Iniziative che, apprendiamo, «dovrebbero rendere sempre più frequenti le occasioni di apertura del parco».
Lasciamo pure i sindaci al loro incontro e vincoliamoli alle promesse che, dall’importante consesso, dovessero scaturire e ragioniamo un po’ da semplici cittadini, non importa se muniti di pedali o di semplici scarpe.
Nella nostra posizione di “fruitori” della città e del lago, il fatto che si discuta di aprire con maggior frequenza il grande e magnifico parco della villa viscontiana rappresenta, come si dice in questi casi, un passo nella giusta direzione. Non vorremmo però ci si accontentasse di un passo: in ragione del contesto ciclistico dell’incontro, oseremmo sperare in una volata, meglio ancora in un allungo se non addirittura in un’imperiosa fuga.
Fin dal passaggio di proprietà del complesso dagli eredi Visconti al consorzio pubblico nel 1986 la sostanziale inaccessibilità del parco è stata una dolorosa contraddizione nel fianco dei comaschi e dei turisti di passaggio sul Lario. Con tutte le valutazioni storiche, politiche ed economiche che è legittimo avanzare circa il Centro espositivo cernobbiese, una circostanza è sempre stata chiara: il grande parco sul lago, con l’annesso galoppatoio, oltre a offrire un palcoscenico straordinario per manifestazioni di varia natura, sembra fatto apposta per garantire ai comaschi un’oasi di relax ed esercizio su scala superiore alla pur pregevolissima Villa Olmo. Che in ventisette anni non si sia riusciti ad assicurare ai cittadini questo diritto, o quantomeno a regolamentarlo, è un’altra delle incredibili occasioni perse di questa zona, così ricca di gioielli ambientali e artistici e così timida, ma si direbbe quasi avara, nell’indossarli.
L’incontro di Teano - pardon, di Cernobbio - rappresenta dunque una promessa che, stanchi dell’infinita attesa, in qualità di comaschi vorremmo prendere molto sul serio. Bisognerà tener conto dell’attività del Centro espositivo, certo. Occorrerà non trascurare esigenze di manutenzione, sicurezza e viabilità, lo comprendiamo benissimo. Però vorremmo lo stesso che la promessa venisse mantenuta e anche in tempi ragionevoli. Di questo vorremmo tenere responsabili Lucini e Furgoni: visto che ci hanno fatto sperare, è bene che ci accontentino. La ragione? Per troppo tempo, diremmo con sfacciata parafrasi, siamo rimasti chiusi in casa.
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