Chi è l’iniziatore del mito del lago di Como? Di quella fama di scrigno di bellezze paesaggistiche, artistiche e architettoniche che oggi ancora (e, forse, più che mai, a giudicare dai cinque stelle che stanno aprendo) attira turisti da tutto il mondo? Se facciamo una classifica cronologica dei dieci personaggi che più hanno contribuito a fare del Lario una leggenda, Clooney si piazza all’ultimo posto (magari penultimo, considerando la presenza spot di Zuckerberg), Alessandro Volta (che il mondo, a partire da google, non smette di ricordare) più o meno a metà, ma il primo gradino del podio se lo dividono uno zio e un nipote che già duemila anni fa avevano fatto del Lario un’icona e i cui scritti non hanno smesso di essere letti e, soprattutto, citati (molto anche da Wikipedia, ultima erede della prima enciclopedia che si deve al più “vecchio” di loro, la “Naturalis Historia”). Naturalmente, si tratta dei due Plini.
«Come sta Como, la città del tuo e del mio cuore? E l’incantevole tenuta suburbana? E quel portico in cui è sempre primavera? E il plataneto denso di ombra? », scrive Plinio il Giovane all’amico poeta Caninio Rufo (la sua dimora si trovava probabilmente ove ora sorge Villa Olmo).
Mentre in una lettera a Romano, raggiunge la summa ancora insuperata della celebrazione della villeggiatura sul lago più bello del mondo: «Anche questo non è diverso, che tu costruisca vicino al mare, io sul Lario. Sulle rive di questo vi sono parecchie mie ville, ma due soprattutto mi danno gioia ma anche preoccupazione. Una posta su una rupe [...], domina il lago; l’altra [...] tocca il lago. Così sono solito chiamare la prima “Tragedia” e l’altra “Commedia”; quella perché si appoggia come su coturni, questa su sandali. […] Questa gode il lago più da vicino, quella per più ampio tratto; [...] da quella potresti vedere gli uomini intenti alla pesca, da questa tu stesso pescare e gettare l’amo dalla camera da letto [...] come da una barca».
Avevano letto l’epistolario pliniano i poeti romantici inglesi - William Wordsworth a fine Settecento e Percy Shelley all’inizio dell’Ottocento - quando vennero a scoprire il Lario, cercandovi le suggestioni letterarie suscitate da quelle letture e aggiungendone altre di proprio pugno, che hanno poi aperto la via all’inserimento del lago di Como nel circuito dei grand tour ottocenteschi, nonché contribuito a renderlo una delle mete preferite dagli inglesi.
E’ il momento di capitalizzare il lascito dei Plini, quello morale e culturale perfettamente colto dai comaschi nel XV secolo, che vollero zio e nipote ai lati dell’ingresso del Duomo, e anche da quelli del secolo successivo, che li difesero da chi avrebbe voluto rimuoverli, in quanto pagani in contrasto con l’ortodossia della controriforma. Prevalse, per fortuna, il valore culturale e identitario. E agli inizi del XIX secolo, altro momento di grandi fermenti in città, i comaschi si ricordarono ancora di loro, dedicando alla scena della morte di Plinio il Vecchio il velario del Sociale, dipinto nel 1813 da uno dei maggiori artisti e scenografi dell’epoca, Alessandro Sanquirico, e collocando i busti di entrambi i Plini sulla facciata del liceo Volta, in compagnia del già citato Caninio Rufo e di altre glorie lariane.
Oggi che la cultura, in chiave turistica e anche di crescita della comunità, sta finalmente tornando al centro dell’attenzione, è, dicevamo, il momento giusto per mettere in rete queste e molte altre testimonianze pliniane sparse per il territorio. Come? Dedicando ai Plini un “Parco letterario”. E’ la nostra proposta per cominciare a realizzare qualcosa di concreto e duraturo in vista delle celebrazioni per il bimillenario (2023-’24) della nascita dell’autore della “Naturalis Historia”, cui l’Accademia pliniana presieduta da Massimiliano Mondelli ha, con lungimiranza, già cominciato a lavorare.
Li inventò negli anni Novanta Stanislao Nievo, nipote di Ippolito, i Parchi letterari, per offrire chiavi di interpretazione e di tutela del paesaggio, attraverso gli autori che hanno legato la loro vita e la loro opera a determinate aree. Ne esistono 22 in Italia. Il più recente, “Il Parco letterario Regina Margherita” è stato istituito a Monza lo scorso novembre e già lambisce anche il territorio pliniano, perché comprende l’intera valle del Lambro, inclusi laghi di Alserio e Pusiano, che ai tempi di Plinio il Vecchio erano presumibilmente uniti, visto che nella sua enciclopedia li cita come unico grande lago.
Una digressione, questa, utile per ricordarci che con un “Parco letterario dei Plini” non promuoveremmo solo Como, ma l’intero sistema del Lario e della Brianza (le ville Commedia e Tregedia di cui sopra dovevano trovarsi a Lenno e Bellagio).
I primi passi concreti da realizzare? Decidere che ci crediamo, cittadini ed enti, rendere visibili e leggibili i luoghi pliniani (come cominceremo a fare sabato in occasione della passeggiata creativa “Alle fonti della conoscenza” nell’ambito del festival “Le Primavere”, in sinergia con tante realtà comasche a partire dal Comune), tenerli vivi attraverso iniziative periodiche, realizzare materiale promozionale (guide, mappe e c’è già un app in uso nei Parchi letterari che geolocalizza le citazioni degli autori e te le sciorina sul display del cellulare quando passi nel luogo deputato). In prospettiva si può pensare a installazioni e segnaletica specifici, ma non sono un requisito fondamentale per partire. Come avrete capito si tratta di un parco diffuso, senza cancelli né delimitazioni di sorta. Vive, soprattutto, sulla narrazione dei luoghi attraverso le attività e la tecnologia. Occorre, però, una “reception”, una sede cui turisti e i comaschi possano fare riferimento: quale luogo migliore del Museo Giovio? In attesa della ricostruzione (virtuale, partendo da reperti) dell’antico porto romano che Comune, Fondazione per la Comunità Comasca e Università dell’Insubria hanno progettato per piazza Cacciatori delle Alpi: un accesso perfetto, per chi viene da San Giovanni, a Como e a una delle chiavi di lettura di questa città stratificata, la più antica, su cui si sono innestate tutte le altre.
Per essere operativi ed efficaci una scadenza aiuta: a fine settembre si terranno al Giardino di Ninfa, in provincia di Latina, gli stati generali dei Parchi letterari e costituiscono l’occasione ideale per inserire nel circuito nazionale ed europeo quello pliniano.
«I cittadini di Plinio non si contentano delle reliquie de’ monumenti [...]. Perché a conti fatti, la gloria degli avi risulta in vergogna de’ posteri, ove questi affettino d’esaltare l’amor patrio solamente in parole», scrisse Ugo Foscolo nel 1813. E’ tempo di passare dalle parole ai fatti.
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