Un parco perché
Como respiri

Sfuma, almeno per ora, l’idea a lungo accarezzata di un “campus” universitario nell’area del San Martino, un tempo occupata dall’ospedale psichiatrico. Per ora quindi si deve dare l’addio a un’ipotesi che aveva la potenzialità di valorizzare appieno una parte della città, adibendola a servizi legati agli atenei lariani e al loro sviluppo futuro.

Non è detto che si tratti di una scelta definitiva, dal momento che quando un’idea ha un valore in sé, il progetto può continuare a restare in campo, in attesa di nuovi finanziamenti.

Le piccole città come Como hanno infatti grandi potenzialità non soltanto nel campo della ricerca ma anche del modello dell’università di tipo residenziale, molto diffusa in Germania e nei paesi all’avanguardia tra i poli universitari a livello internazionale.

Como è la città di Alessandro Volta, patria di personaggi illustri e già questo è un fattore di richiamo per la ricerca. Dal punto di vista paesaggistico il capoluogo lariano non ha nulla da invidiare agli altri centri universitari lombardi, neanche a Pavia, che è stata per parecchi secoli l’unica città lombarda ad essere sede di ateneo. Il moltiplicarsi delle sedi universitarie non ha certo favorito un’equa distribuzione delle risorse. Non ha facilitato l’avvio di progetti per lo sviluppo dell’edilizia universitaria. Gli interventi a pioggia sono sempre stati nemici anche dello sviluppo di filoni principali d’iniziative di ricerca. Comunque le potenzialità per Como ci sono e sono legate anche alla collocazione della città e della sua vocazione non soltanto ad essere città di frontiera, ma anche e soprattutto un grande laboratorio storico del Razionalismo italiano, la cui valenza non è affatto provinciale.

L’area del San Martino rappresenta poi, insieme con le alture che circondano la città, quello che con un’immagine retorica ma che ha ancora una sua efficacia, si chiama “un grande polmone verde”. Per di più non si tratta di una selva oscura, ma di un parco urbano, che ha una sua storia, un’origine e un’evoluzione ben definite. Il parco ha un valore in sé, a meno che non lo si voglia cancellare, costruendo numerosi condomini. In un documentario realizzato nel 1973 da Folco Quilici, il celebre viaggiatore e regista, dedicato alla “Lombardia vista dal cielo” insieme allo scrittore Guido Piovene, Como viene citata in contrasto al suo amato lago: come città industriale rumorosa e caotica. Eppure proprio la collina su cui sono collocati gli edifici dell’ex ospedale psichiatrico è la testimonianza vivente di un ambiente ordinato, razionale e decoroso. Lo spazio urbano si confonde con quello antico rurale, a ricordarci l’aspetto nobile dell’antica città: dove ha vissuto un ceto di maggiorenti tutt’altro che ozioso, una classe di imprenditori intraprendente e mitica, a cui apparteneva anche il celebre inventore della pila.

Oggi il tema è come riconquistare questa area naturale, unica a Como a cominciare dalle dimensioni. Il progetto di creare un vero e proprio parco urbano raccoglie un bisogno concreto e la sua realizzazione potrebbe, questa sì, aumentare notevolmente la qualità di vita in convalle. Tocca alla proprietà – Asl e Azienda Ospedaliera – prendere l’iniziativa e forse lasciare un segno nella storia cittadina.

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