Qual è la piazza più bella di Como? La questione, messa così, ha poco significato. Meglio, come nel gioco lanciato dal Corriere sui social, parlare di “miapiazza” perché al di là delle scelte dei grandi dell’architettura, ognuno di noi ha un porto sicuro, lì dove quando si torna ci si sente sempre a casa. Non è detto che la propria piazza sia quella più importante della città, né quella più celebrata da architetti e paesaggisti. E non è detto del resto che la piazza del cuore sia quella dove si è nati e cresciuti. Si può sentirsi a casa nel proprio quartiere come in un angolo all’altro capo del mondo e del resto il web oggi aiuta l’immaginazione. Como ha piazze straordinarie. Ieri su Twitter girava un’immagine bellissima di piazza Camerlata, capace di risolvere da sé il dibattito aperto qualche tempo fa dall’assessore Gerosa: la fontana va lasciata lì dov’è perché il monumento è la piazza stessa, vale a dire ciò che dà aquest’ultima ordine e significato.
E che dire di piazza Verdi, tra il Duomo e la Casa del fascio, scelta dal direttore della Fondazione Volta Salvatore Amura? Diciamocelo, siamo fortunati e anche piazza Cavour, che sarebbe stata tutt’altra cose se fosse stato realizzato il progetto di Eli Riva, è comunque un fantastico balcone sul primo bacino del lago. Non a caso un’immagine realizzata da una turista proprio in piazza Cavour è stata scelta, sempre dal Corriere, come foto simbolo dell’iniziativa.
Ma in questa storia non c’è solo la bellezza. C’è da scommettere ad esempio che tanti comaschi indicherebbero come luogo del cuore per esempio piazza Santa Teresa che, a guardarla così all’apparenza, sembra un grande svincolo ma, in profondità, è anche molto altro: il viavai dei ragazzini della scuola Sinigaglia o ad esempio le sue botteghe che resistono alla crisi del commercio e tengono vivo un tessuto di relazioni sociali che altrimenti non ci sarebbe più. Piazza sono gli anziani seduti sulle panchine (dov’è lo scandalo a immaginare un campo per le bocce in una piazza del centro?) e i bambini che rincorrono un pallone. Piazza sono i tavolini affollati dai turisti. Per questi ultimi non esiste luogo più naturale perché chiunque di noi, appena arrivato in un centro abitato che non conosce ha due principali preoccupazioni: trovare un posto per la notte e raggiungere l’unica o la più significativa piazza per farsi un’idea, perlomeno vaga, del luogo in cui si trova. Ci sono poi piazze mal riuscite. Ovvero piazze che non fanno le piazze magari perché sono nate dall’intuizione di un architetto che non si è misurato con le esigenze di chi, nel concreto, vive e frequenta i luoghi della città. A Como, un caso del genere, è quello di piazza Gobetti che, sulla carta, ha tutto per essere un luogo super bello essendo stata fatta ex novo vent’anni fa in una posizione centralissima, tra il Duomo e il lago. Si tratta però di un angolo non abitato, privo di anima. Uguale in questo a tante altre pseudo piazze create nell’ambito di recenti piani urbanistici di recupero. Che dire ad esempio della piazza al centro dei condomini costruiti nell’ex deposito della Spt in via Anzani? Una piazza è tale se la vita delle persone vi gravita intorno, se lo spazio della città favorisce l’incontro e lo scambio (quanto sono straordinari i mercati di alcune cittadine del Sud). Una piazza è tale se è un luogo di tutti e per tutti.
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