Sembra impossibile che le tasse possano riportare alla memoria l’ispettore Clouseau, ma siamo in Italia e tutto può accadere. Inoltre, non è che i balzelli rievochino tutto l’opus della Pantera Rosa, ma un pezzetto soltanto: quello di Cato.
I cinefili ricorderanno che Cato era il domestico del disastroso ispettore della Sûreté. Tra le altre incombenze, egli aveva quella di attaccare il suo “padrone” ogni volta che questi metteva piede in casa: ciò allo scopo di mantenerlo vigile e di affinare la sua preparazione nelle arti marziali. Inutile dire che gli agguati si trasformavano in una baruffa esilarante, in un corpo a corpo in stile slapstick, ovvero in una situazione paradossale da “oggi le comiche”. Vedete che un filo rosso incomincia a intravedersi?
Da anni a questa parte le tasse sono un agguato. Arrivano di sorpresa, come faceva Cato con il povero Clouseau. Ti saltano addosso non appena chiudi la porta di casa e non si sa mai che forma avranno. Sappiamo solo che, quando se ne andranno, saremo tutti un po’ – un bel po’ – più poveri.
Prendiamo la tassazione sulla casa, giusto perché è d’attualità: domani scade il termine di pagamento per le prime rate di Tari e Tasi. Non una bazzecola: nel solo Comune di Como si prevede un gettito di 11 milioni di euro; cifra che raddoppierà quando, a dicembre, verrà presentato il conto della seconda rata. Ma Tasi è solo l’ultima identità assunta dalla tassa-Cato: prima c’era l’Imu e prima ancora l’Ici e prima ancora… mah, prima ancora c’era la tassa sulla clava che l’uomo delle caverne si ritrovava a dover pagare all’Agenzia delle grotte. Calcolo basato sulla rendita catastale della roccia, aggiornata al Pleistocene.
Il problema è che queste tasse mutanti mettono a dura prova i nervi dei contribuenti così come gli assalti di Cato danneggiavano le coronarie di Clouseau. Le scadenze sono incerte, i sistemi di calcolo vaghi e complicati – leggerete all’interno quanta carta ci vuole per raccogliere il regolamento della nuova tassa -, le aliquote toste e il futuro è già incerto: per l’anno prossimo già di parla di nuovi sistemi, di Tassa Unica, di scadenze diverse, di aliquote ricalcolate.
Lo Stato, nell’affanno di rimediare ai conti dissestati, ha mollato i Comuni a se stessi - come se un pianeta decidesse di sbarazzarsi dei suoi satelliti - e ha disposto norme provvisorie, capricciose, piegate solo all’interesse di chi deve incassare e mai a quello di chi deve pagare. Quest’ultimo si arrangi: vada dal commercialista, vada dal Caf, segua le istruzioni online (cosa semplicissima, specie quando si è over 80). Insomma, non è una cosa seria - così come non erano serie le pellicole dell’ispettore Clouseau - ma in compenso è grottesca - così come grotteschi erano gli attacchi dell’invasato domestico.
Supplicare, ancora una volta, per tasse più eque o, quantomeno, più semplici da calcolare e da pagare, con scadenze chiare e logiche e magari anche ragionevolmente immutabili, è diventato inutile e stucchevole: sappiamo già che non sarà così. Perlomeno, però, ci sia consentito di mettere nero su bianco che tanta disorganizzazione, tanto panico fiscale, tanta approssimazione amministrativa hanno un costo: aumenta l’evasione (perfino involontaria, a questo punto) e diminuisce la fiducia, già vacillante come un lume di candela, della gente nelle istituzioni. La giustizia – anche quella fiscale – deve sempre avere un che di solenne e rigoroso, perfino di immutabile: altrimenti è roba da film comico. Ma attenzione: c’è film e film. Clouseau faceva ridere, mentre non c’è niente di più efferato di un film comico che faccia piangere. Sarebbe un fisco. Pardon, un fiasco.
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