Una splendida immagine di Como vista dall’alto. Una di quelle cartoline che il mondo ci invidia. Questa l’immagine scelta da Sky come simbolo della nostra città. Peccato che l’emittente televisiva abbia parlato di Como in prima serata, di recente, non per lodarne le bellezze ma nell’ambito di un’inchiesta intitolata “Pubblico spreco”. Insomma, dopo lo scandalo del muro finiamo un’altra volta alla ribalta nazionale per i problemi causati dal maledetto cantiere delle paratie. Siamo diventati un simbolo negativo, additati come esempio di cattiva amministrazione.
Pare che il sindaco Mario Lucini se la sia presa parecchio, vedendo che nello spot messo in onda per lanciare l’inchiesta compariva il suo volto. Come se avesse voluto lui la maxi opera sul lungolago. A queste latitudini sappiamo tutti che non è così e sappiamo - almeno fino a prova contraria - che a Lucini nessuno imputa sprechi di denaro pubblico. L’Autorità Anticorruzione ha messo sotto la lente le procedure, gli incarichi, la scelta di una nuova variante al posto di una nuova gara d’appalto.
Lo sperpero, ormai è opinione diffusa in città, è quello a monte, la decisione stessa di far partire un intervento senza che fosse poi così necessario. Perché le esondazioni significative avvengono di rado e per proteggere la città non ha senso, in termini di rapporto costi-benefici, un investimento arrivato a 33 milioni di euro (sempre che il conto si fermi qui e non è affatto sicuro).
Certo, i soldi della Legge Valtellina facevano gola e qualcuno deve aver pensato che si trattava di un’imperdibile occasione per realizzare, oltre alle paratie, una nuova passeggiata. Chissà, magari immaginava che sarebbe passato alla storia per questo progetto, già pensava che gli avrebbero intitolato il lungolago. Invece la scelta si è rivelata sbagliata e sanguinosa: basti ricordare che i programmi parlavano di fine lavori per le feste natalizie del 2010, ora sono trascorsi sette anni e mezzo dalla posa della prima pietra e non siamo arrivati nemmeno a metà dell’opera (anzi, c’è il rischio di un altro lunghissimo stop).
Il titolo dell’inchiesta confezionata da Sky non era scorretto, semplicemente guardava al passato. Lucini ha detto e ripetuto che, fosse stato sindaco all’epoca, non avrebbe mai intrapreso l’avventura delle paratie. Nel 2012 si è candidato promettendo di risolvere il problema e su questo andrà giudicato. Per ora non è riuscito a centrare l’obiettivo, l’Anticorruzione entro pochi giorni dirà se almeno ha imboccato la strada giusta.
Di fronte a un verdetto negativo - e non ce lo auguriamo, per il bene della città - il sindaco potrebbe solo cercare di correggere subito la rotta e rimettere in carreggiata l’operazione. A quel punto, però, sarebbe difficile per Lucini pensare di ricandidarsi nel 2017.
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