Editoriali / Como città
Venerdì 21 Giugno 2013
Vai piano
pensa
al tutor
E paga
in auto Vai piano
e pensa al tutor
Vai piano, pensa a me» diceva la medaglietta con la calamita e relativa foto del caro in questione, che negli anni Sessanta troneggiava sui cruscotti delle autovetture. A quei tempi era il principale dissuasore per l’automobilista un po’ troppo disinvolto. Poi sono arrivate sempre più pattuglie di vigili e Stradale, oggi invece tocca al Grande Fratello. Incorruttibile e infallibile, o quasi. «Vai piano, pensa al Tutor».
Il sistema, che ha debuttato sulle autostrade e misura la velocità media, è arrivato sulle strade provinciali, sulla Lomazzo-Bizzarone in particolare. I risultati sono stati eclatanti: quasi 90 multe al giorno in tre mesi di funzionamento. E presto altri cinque occhi elettronici saranno posizionati in altrettanti punti caldi della circolazione locale. Secondo il comandante della polizia provinciale l’effetto deterrente è stato raggiunto, la gente va più piano e quindi vi sono meno incidenti. Un trend che si allinea con quello nazionale dove, in 10 anni, il tasso di mortalità è crollato del 48,6%.
Tuttavia, accanto a questa lettura positiva, vi è l’emergere di casi paradossali, ovvero di automobilisti, come quello di Como di cui parliamo nelle cronache, che hanno ricevuto anche una cinquantina di contravvenzioni, con le relative ricadute di taglio drastico di punti e soprattutto salassi economici. L’accertamento non si contesta, la registrazione digitale è inoppugnabile. Qualche dubbio e le maggiori obiezioni sono sul contenuto dell’infrazione: infatti, come conferma l’amministrazione provinciale, l’86% delle contravvenzioni addebitate in questi tre mesi di Tutor sulla Lomazzo-Bizzarone, riguardano automobilisti che hanno superato di poco il limite dei 70 all’ora, al massimo 10 chilometri in più, mentre solo il 15% è stato “beccato” a superare di 40 chilometri il limite stesso.
Il malcapitato giovane comasco di cui ci occupiamo ancora, più volte è stato sanzionato mentre andava a 76 chilometri orari, uno in più del limite ritoccato dalla tolleranza impostata sull’apparecchio.
Ecco perciò emergere che, se la tecnologia dà una mano a salvare vite umane e a ridurre danni sulle strade, dall’altro però mostra i suoi limiti di uno strumento “stupido”: è giusto sanzionare a ripetizione chi sfora il limite di pochi chilometri, infliggendogli multe per migliaia di euro e magari arrivare al taglio della patente con effetti disastrosi sulla sua vita quotidiana? E’ veramente educativo o non finisce per rafforzare la convinzione dello Stato forte con i deboli, che se la prende con chi va 80 chilometri all’ora invece di 70?
«Dura lex, sed lex», se la norma c’è va osservata, si può ribattere, i segnali ci sono, per strada non ci si può distrarre. Tutto vero, ma quel dato dell’86% che ha violato la norma di un’inezia fa anche sorgere il sospetto che, dietro l’intento educativo e di deterrenza, vi sia una banale esigenza di far cassa.
Il Tutor è sperimentale e fra tre mesi potrebbe essere acceso a intermittenza, è stato assicurato. Ma perché non farlo da subito, perché non sostituirlo con pattuglie che possono avere ancora maggiore effetto di deterrente sui maniaci dell’acceleratore? All’estero si sono provati anche altri sistemi, più creativi per far abbassare la velocità. Il tutto senza far aprire il portafoglio, provvedimento che soprattutto in tempi di crisi e in un contesto come quello italiano, assomiglia sempre di più all’ennesima tassa occulta di cui non si sente il bisogno.
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