Via l’Imu, sulla casa
si pagherà di più

Si fa in fretta a dire proprietari di casa, e magari a considerarli dei ricchi solo da tassare.

Vi sono le società immobiliari con decine, centinaia di proprietà, e c’è chi ha una casa in mano alla banca che ha rilasciato il mutuo. E ancora chi di case ne ha due, la propria e quella ereditata dai genitori, e qui già cominciano i guai, perché per il fisco questo è già un indice di ricchezza.

Poteva essere, un tempo, un elemento di tranquillità sociale, una protezione dalle sorprese, una assicurazione sul futuro dei figli, ma non è più così da quando, con la crisi le case non si vendono più, le attese sono infinite, i prezzi sempre in discesa. E allora di quella seconda casa paghi solo le tasse, le rate condominiali e la manutenzione, con il timore che l’eventuale inquilino non paghi l’affitto.

Da ragione di stabilità, la casa diventa ragione di inquietudine. A forza di parlare solo di Imu si è persa di vista la complessità del tema, ed è cresciuta una fiscalità profondamente cambiata. In peggio. C’è stato il tempo in cui il proprietario veniva punito se non affittava; oggi siamo al caso opposto, in cui la locazione sarebbe se mai da incoraggiare.

Nel balletto degli acronimi fiscali incomprensibili un dato è certo, e cioè che – a fronte dell’abolizione dell’Imu 2013 – nel 2014 si pagherà sicuramente di più. Il trucco non sta tanto nei nomi che cambiano, ma nella norma già vigente, introdotta dal Governo Monti nel 2011, che ha introdotto nuovi moltiplicatori catastali.

La legge di stabilità che si sta definendo in Parlamento ha qui il suo punto cruciale: se il moltiplicatore non cambia, poco importa che Tasi, Trise o service tax diminuiscano (e comunque non diminuiranno: la Tasi vale da 400 a 500 milioni in più dell’Imu). Per le abitazioni, fino al 2011, quando c’era l’Ici, il moltiplicatore di riferimento era 100, ma dal 2012 è diventato 160. Il 60% in più. E’ così che si spiega il fatto che quest’anno, che pure è l’anno santo dell’”abolizione” dell’Imu per la prima casa, il gettito di questa imposta sia già cresciuto del 32,5%.

Sempre con riferimento al 2011 (fonti Confedilizia, confermate dalla Corte dei Conti), l’incremento in assoluto del 2012 è stato di 14,5 miliardi, ridimensionato a “soli” 10 miliardi quest’anno (più 14,5 meno 4, per abolizione Imu prima casa), ma aumenterà ulteriormente nel 2014, in una misura che, sempre con riferimento al 2011, nel caso peggiore prevedibile a legislazione vigente, potrebbe arrivare al +216%!

Non guardiamo alle singole tasse ma al moltiplicatore: il problema sta tutto lì, con ripercussioni che riguardano anche il mercato delle compravendite, quando si va dal notaio.

E’ saltata insomma una delle finzioni su cui abbiamo campato per decenni: aumentare le aliquote, ma tener basso il valore di riferimento base. Fonte di tante distorsioni, intendiamoci, per cui in certi quartieri chic diventati di moda, i valori catastali erano ancora quelli “poveri” di un tempo.

Ma si passa comunque da una finzione ad un’altra, da quella dei valori catastali bassi a quella delle apparenti battaglie per aliquote inalterate. E il rischio concreto, ora, è di pagare almeno il 200% in più rispetto ai tempi dell’Ici.

© RIPRODUZIONE RISERVATA