Con un tweet si può far cadere un governo come ha fatto Renzi con Letta, ma non si può pedonalizzare una porzione di lungolago. Almeno non a Como.
L’idea dell’assessore all’Urbanistica Lorenzo Spallino racchiusa domenica in 140 caratteri, scritti dopo aver fatto una passeggiata in un viale Geno affollatissima, in realtà non è nuova. Era già venuta a molti, soprattutto nelle domeniche d’estate. E non deve stupire, quindi, se l’ipotesi abbia trovato subito consenso nel Pd. Potrebbe trovarlo, infatti, anche nel centrodestra e in tutto l’arco del consiglio comunale. Adesso però, a meno di 24 ore dal tweet, è lo stesso sindaco Mario Lucini a frenare dicendo che bisognerà procedere un passo alla volta e che, il primo, coincide con la riqualificazione dello spazio davanti alla funicolare.
Ma se vietare la zona che va da piazza Matteotti a Villa Geno alle auto, anche se soltanto nei week end, resta l’obiettivo finale che potrebbe unire anche colori politici diversi, prima il Comune deve mettere in atto una serie di operazioni. Innanzitutto pensare a una riqualificazione complessiva di tutto il comparto, che non può certo ridursi a piazza De Gasperi e ai 40 nuovi alberi che verranno collocati nei prossimi mesi lungo il viale. L’intervento dovrà essere radicale e comprendere lo spazio verso il lago denominato passeggiata Ramelli che meriterebbe una sistemazione e, ovviamente, la parte finale del viale, dai giardinetti prima di Villa Geno fino all’area attorno alla fontana, gemella (ma in dimensioni ridotte) di quella sul lago di Ginevra. Un disegno totale, che ripensi tutta la fascia come si fa nelle città di mare o di lago, magari con spazi per i bambini, tante panchine, fiori, aiuole ben curate, pavimentazione dei marciapiedi e della strada non costellati di buche e di ostacoli oltre, ovviamente, all’arredo urbano. In questo modo quando sarà completato il lungolago - l’ultima promessa parla del 2017, ma finché non ci sarà un operaio al lavoro diventa difficile credere che sarà rispettata – viale Geno non resterà dimenticato e abbandonato a se stesso.
L’intervento di Palazzo Cernezzi non può però esaurirsi qui, in un restyling di ampie proporzioni. Rendere pedonale tutto viale Geno vorrebbe dire farlo davvero e, di conseguenza, eliminare l’accesso delle auto, ad eccezione di quelle dei residenti diretti alle proprie abitazioni. Ma soprattutto significherebbe togliere un buon numero di parcheggi in una città in cui di posti auto ne sono già stati soppressi parecchi in un recente passato. Trovare un’alternativa, in posizione altrettanto centrale è d’obbligo perché altrimenti ci si ritroverebbe con viale Geno libera dalle auto, ma con il resto della città in coda per trovare un parcheggio. Immagine che, tra l’altro, è abbastanza frequente nelle belle giornate del fine settimana.
I comaschi, seppur con diverse polemiche, hanno accettato la sfida dell’ampliamento della zona a traffico limitato (nonostante i problemi ancora irrisolti in piazza Roma e piazza Volta e nonostante la sistemazione di piazza Grimoldi e via Pretorio viaggi a rilento), ma non potrebbero ritrovarsi con altre decine di parcheggi cancellati.
La città di Como non può che puntare sul turismo, in fondo è l’unica forma di futuro che le rimane, ma deve farlo in modo organico, armonico, e garantendo quei servizi essenziali per i turisti, ma anche per i comaschi. E i parcheggi lo sono.
E se è vero che il tweet di Spallino non servirà a pedonalizzare l’area, magari servirà ad aprire un dibattito e un’analisi dell’amministrazione sull’idea di città che si vuole costruire. E che non potrà non passare dall’accoglienza, dalla valorizzazione dei suoi luoghi più belli (e viale Geno lo è) e dal turismo visto anche come nuovo motore economico. Ecco allora che se l’obiettivo è davvero quello di rendere a misura d’uomo quell’angolo di Como, forse con quei 140 caratteri bisogna fare i conti. Da subito.
© RIPRODUZIONE RISERVATA