Tanto tuonò che non piovve. Del resto, dopo la fine delle mezze stagioni, anche le previsioni del tempo hanno cominciato a “ciccare”. Allora si può comprendere il perché non via sia per ora traccia al terzo giorno dopo la partenza delle ruspe del caos annunciato dalla chiusura totale (di notte) e parziale (di giorno) di un asse portante del “girone” di Como qual è viale Lecco. D’accordo gran parte delle scuole devono ancora aprire i battenti ma il resto della città si è già risvegliato dal letargo agostano.
Il merito per la previsione smentita va dato al Comune, in particolare all’assessorato guidato da Daniela Gerosa, che ha organizzato a puntino la viabilità alternativa. Ma la creatività obbligatoria applicata nell’emergenza per i lavori in viale Lecco può anche essere presa d’esempio magari per ripensare ai futuri assetti viabilistici e, soprattutto urbanistici di Como città turistica.
Ogni tanto, infatti, ci si interroga sull’ineluttabilità del “girone”. Lo stesso ideatore della più geniale soluzione per il traffico di Como degli ultimi 50 anni, Paolo Frisoni, ora rientrato in Giunta, non ha problemi a mettere in discussione la sua creatura. Ecco allora che la chiusura di viale Lecco e dal ritorno all’utilizzo di via Nazario Sauro per il traffico generale diretto verso il lago e la Svizzera può rappresentare un’altra occasione per riaprire il dibattito.
Lo spunto arriva anche da un lettore de laprovincia.it che ci ha inviato questo commento: «Dopo “profonda analisi”, percorrendola tutti i giorni , ho concluso che Viale Lecco non serve al traffico cittadino. Ha come unica utilità effettiva il recarsi sulla Lariana. Per il resto genera traffico turistico sul Lungo Lago nei week end è basta. Quindi non solo appoggio, ma auspico l’idea di chiudere il lungolago creando uno spettacolo di città».
L’autore che si firma Max Zeta sfata una credenza granitica e butta un bel macigno nella stagnante viabilità cittadina. Che qualcuno a palazzo Cernezzi potrebbe anche raccogliere. La giunta Lucini non ha mai fatto mistero, visto il successo dell’allargamento del centro storico senz’auto, di coltivare il sogno, in un futuro non troppo remoto, di pedonalizzare, in parte o del tutto, anche il lungolago per realizzare davvero quello spettacolo di città turistica di cui parla il nostro lettore.
Per carità, le priorità, proprio da quelle parti, oggi sono certo altre. Prima di tutto infatti occorre venire fuori da quella gigantesca bega del cantiere delle paratie. Chiaro, in caso di un risultato negativo, sarebbe inutile cimentarsi in voli pindarici perché la Como turistica sarebbe morta. Ma questa ipotesi non è da prendere neppure in considerazione e inoltre, nonostante le difficoltà siano ancora numerose e complesse, il sindaco ha dalla sua, almeno su questa opera, gran parte dei comaschi. Perciò si potrebbe anche tentare l’azzardo di sporgersi oltre.
Al di là di tutto, l’esempio della soluzione adottato in viale Lecco, casuale o no, può rappresentare un punto di partenza per avere voglia di verificare come esistano soluzioni per Como che magari sulla carta appaiano controproducenti e poco praticabili e che invece poi si rilevano a sorpresa funzionali. Come dice il proverbio tentar non nuoce e un po’ di fantasia (in giusta dose) al potere può anche far bene a Como.
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