Da qualcosa come ottantotto anni Villa Olmo, un gioiello affacciato sul lago, è di proprietà del Comune di Como. Un tesoro che, secondo una perizia fatta fare dall’amministrazione comunale nel 2005, vale da solo 25 milioni di euro. Peccato, però, che necessiti di un’ampia manutenzione ordinaria (il parco, i vialetti, la ringhiera arrugginita) e straordinaria (il secondo e il terzo piano, gli infissi, alcune infiltrazioni d’acqua) e che, da sola, tra eventi e matrimoni, la villa “frutti” appena 10mila euro. Uno spreco.
Spreco perché un patrimonio del genere dovrebbe essere una risorsa per la città anche dal punto vista economico e non un peso. Dai matrimoni l’incasso negli ultimi anni è stato di circa 5mila euro l’anno. Il resto proviene da iniziative diverse, tralasciando, ovviamente l’annoso capitolo delle grandi mostre.
Forse per Villa Olmo, dopo 88 lunghi anni, è arrivata l’ora della sveglia. Quella vera. Quella che dovrebbe, una volta per tutte, dare una prospettiva al capolavoro di Simone Cantoni costruito su quel pezzo di terra dove la leggenda narra che Plinio il Giovane piantò un olmo. Un edificio sul cui pavimento hanno camminato personalità come Napoleone, Garibaldi, Metternich, ministri, capi di stato e regnanti. Un edificio che, oltre due secoli dopo la costruzione, è ancora in cerca di futuro.
Il momento è adesso poiché tutto l’immobile è nella piena disponibilità comunale soltanto dal 2011, visto che fino ad allora era anche sede del Centro Volta e del Landau Network. Un’occasione e insieme un appuntamento che l’amministrazione non può mancare.
Ecco perché la città, non solo il Comune di Como, deve prendersi a cuore uno dei simboli del Lario e quello che potrebbe diventare un centro espositivo di livello europeo. In altre realtà, con panorami ben più limitati di quello comasco, sulla cultura hanno scommesso e vinto.
Oggi Palazzo Cernezzi deve andare in due direzioni: quella della sistemazione dell’immobile rendendolo completamente utilizzabile (su tre piani e, per questo, uno degli interventi prioritari è dotarla di un ascensore, per cui era già stato predisposto un progetto) e la riqualificazione del parco nella parte retrostante alla villa, quella affacciata su via Bellinzona e via per Cernobbio.
Un piccolissimo passo, ma che già evidenzierebbe la volontà di cambiare il senso di marcia, sarebbe la sistemazione della cancellata, ridotta a ferraglia arrugginita da anni. Poi bisognerebbe cercare di mettere sul tavolo un progetto di ampio respiro per l’utilizzo della villa. Per fare in modo che i turisti possano visitarla e per riuscire ad utilizzarla tutto l’anno e non solo quando ci sono le grandi mostre o ParoLario. Bisogna trovare il modo per far vivere quella struttura in modo continuo e permanente, rendendola un motore culturale ed economico, visto che ormai tutti gli economisti e gli esperti parlando della cultura come una delle principali “industrie” dei prossimi anni.
Ben vengano quindi le idee di rendere vivibile il parco e di portare a Villa Olmo una ventata internazionale, visto che in tutte le città europee e mondiali gli spazi verdi sono utilizzati per lavorare, chiacchierare, fare la pausa pranzo. Ma a queste non può non sommarsi un intervento concreto e serio su uno degli edifici più belli d’Europa. Perché Como non può più permettersi di avere potenzialità enormi che restano nei cassetti soltanto per inerzia.
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