C’è un grande passato nel nostro futuro». Lo slogan è parodistico, ma frutto dell’opera di un genio: l’imperdibile film Vogliamo i colonnelli di Mario Monicelli. Il motto calza a pennello per immortalare il rapporto tra Como e un altro genio, Alessandro Volta, il genio della porta accanto.
Il don Lisander di questo ramo del Lario lo abbiamo sempre avuto qui. C’è la sua dimora definitiva a Camnago, la casa in cui è nato, il tempio che ospita gran parte delle sue opere scientifiche, l’istituto scolastico che negli ultimi giorni ha fatto molto parlare di sé ma non per i meriti e l’attualità del grande personaggio a cui è intitolato. A furia di averlo qui il genio della porta accanto, ce ne siamo dimenticati. A furia di fare le giraffe per tentare di guardare lontano , non ci siamo accorti del tesoro che avevamo vicino. Del resto, non solo i comaschi sono così.
Tanto Pil potrebbe fare l’Italia con il suo patrimonio artistico, architettonico e scientifico che basterebbe per sanare cento Imu. La Norvegia su un solo quadro, L’Urlo di Munch, ci sta marciando da anni. Ci sarebbe da imparare. E noi comaschi, come ha sottolineato con parole sicuramente più adeguate su queste colonne Giulio Casati, abbiamo in casa un brand che figura su tutte le prese di corrente del globo terracqueo: volt, che viene dal concittadino don Lisander. Roba da ribattezzare la città come è stato fatto in altre realtà magari popolate da personaggi illustri che però non hanno illuminato il mondo come Volta.
Forse siamo ancora in tempo a rimediare. E l’illuminazione (il lettore abbia pietà per il consunto gioco di parole) non poteva che arrivare da un evento: il Festival della luce che, attraverso nomi importanti, ha finalmente tolto la patina di polvere al monumento di Volta, ricordando ciò che gran parte del mondo sa, cioè l’importanza del genio della porta accanto, anche ai suoi dirimpettai. Ecco perché occasioni come il Festival della luce ma anche come le Primavere di Como che questo giornale promuove con grande successo e soddisfazione, sono importanti anche al di là dei loro contenuti che pure basterebbero per giustificare lo sforzo organizzativo.
Sono occasioni che aiutano Como a guardare avanti, a valorizzare le proprie peculiarità in chiave turistica ma non solo. Un’amministrazione comunale che vuole e deve dimostrare di saper guardare avanti non può non tenerne conto. Deve favorire e sostenere questi eventi, una novità fiorita in questi ultimi tempi che non va lasciata avvizzire. C’è un grande passato nel nostro futuro. C’è una visione di città di territorio da definire nei contorni, progettare e costruire. Una città e un territorio che dopo la rivoluzione purtroppo non solo culturale che ha travolto il suo principale comparto produttivo, il tessile che peraltro lotta con la forza delle idee contro la crisi, ha bisogno di trovare altre ragioni per costruire un’identità economica. In questo la lezione stratosferica di Volta, la sua visione che ha cambiato il mondo partendo da Como sono precedenti più che incoraggianti. Ma le idee hanno bisogno di essere veicolate. Anche per scoprire nel nostro futuro ci può essere un grande passato.
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