Albavilla, la famiglia dal giudice
«Fate altre indagini per Mattia»
Genitori e sorelle contrari all’archiviazione dell’inchiesta sulla morte del trentenne avvenuta in Valmalenco nel dicembre 2018. L’udienza dal Gip di Sondrio
«C’è stata l’udienza e rimaniamo in attesa della risposta: confidiamo e ci fidiamo della giustizia. Confidiamo che approfondiscano le indagini». Un piccolo spiraglio di speranza arriva con le parole di papà Luca, dopo l’udienza davanti al gip del Tribunale di Sondrio chiamato a decidere in merito all’archiviazione proposta dalla Procura della Repubblica di Sondrio e all’opposizione alla medesima, avanzata dai familiari della vittima assistiti dall’avvocato Stefania Amato del foro di Brescia , sul caso della morte di Mattia Mingarelli, 30 anni appena. Mercoledì 27 gennaio si è tenuta l’udienza in cui la famiglia ha ribadito la forte volontà che le indagini proseguano e che si faccia chiarezza su una morte che ha ancora molti punti interrogativi da chiarire. La famiglia chiede che si continui a indagare alla ricerca di una verità, che certo non ridarà Mattia all’affetto dei suoi cari, ma potrà almeno dare delle risposte su quello che è accaduto. Nel giugno scorso la a Procura della Repubblica di Sondrio aveva chiesto l’archiviazione del procedimento penale a carico di ignoti per l’ipotesi di reato di omicidio. Una decisione che la famiglia ha impugnato: ieri il gip ha ascoltato le posizioni del legale della famiglia. Ma più che la vicenda e l’iter giudiziario, papà Luca, mamma Monica e le sorelle Chiara ed Elisa vivono da oltre due anni il dramma della morte del loro figlio fratello, reso ancor più drammatico dall’incertezza sui motivi che hanno portato alla morte. Mattia era scomparso il 7 dicembre 2018 nei pressi del rifugio “Ai Barchi” e venne ritrovato a poche ore da Natale a un centinaio di metri dal luogo della scomparsa, sotto la seggiovia, in area boschiva. Il 7 dicembre di oltre due anni fa Mattia si era intrattenuto, al rifugio, con il titolare, Giorgio Del Zoppo. Il rifugio era stato passato al setaccio dagli inquirenti, non appena è emerso che Del Zoppo aveva incontrato Mingarelli quella sera e, proprio lì, davanti al suo rifugio, lo stesso gestore aveva rinvenuto, la mattina seguente, il cellulare del giovane oltre a tracce di vomito che testimoniavano del malore in cui il 30enne era incorso. Ci vollero però giorni per trovare il corpo di Mattia senza vita. Per la Procura il giovane sarebbe morto nel punto dove è stato ritrovato dopo aver battuto la testa in seguito a una caduta accidentale. La famiglia però vuole che vengano fatti approfondimenti e non si rassegna: «Non crediamo sia possibile per un giovane uomo, abituato alla montagna fin da piccolo, oltre che scialpinista, e così prudente, addentrarsi in un bosco a lui sconosciuto e nel buio se non in una situazione di grave pericolo – rimarca, come ha fatto anche nei mesi scorsi, la sorella Elisa – Le indagini non sono mai state chiuse e ci auguriamo davvero che continuino per arrivare a una spiegazione plausibile dei fatti». Anche la sorella Elisa, carattere indomito e stesso sorriso di Mattia, era presente ieri mattina e, all’uscita, si mostra più rasserenata e fiduciosa: «L’udienza è andata bene: continuiamo ad avere fiducia nella giustizia – rimarca – Abbiamo ricevuto un buon ascolto dal giudice. In tempi brevi attendiamo fiduciosamente una risposta da parte del gip: confidiamo che le indagini proseguano e che il caso non venga archiviato».
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