«Mi perseguitava, per questo l’ho ucciso!» Il brigadiere è stato interrogato per tre ore. Tantissime persone alla fiaccolata
L’omicidio in caserma Antonio Milia nel tardo pomeriggio di ieri dopo aver aggredito il luogotenente Doriano Furceri con tre colpi di pistola si era barricato. Arrestato all’alba, nel blitz resta ferito un uomo dei Gis
Un notte intera trascorsa in piedi, appoggiato allo stipite della porta d’ingresso della caserma dei carabinieri. Una notte a parlare con i negoziatori, suoi colleghi, per cercare di convincerlo ad arrendersi. Poi, poco prima dell’alba, il blitz dei reparti speciali. Che sono riusciti a immobilizzare Antonio Milia, 57 anni, il bridagiere che 12 ore prima aveva sparato e ucciso il suo comandante di stazione, il luogotenente Doriano Furceri.
Durante le concitate fasi del blitz, un carabinieri è rimasto ferito a una gamba da un colpo d’arma da fuoco partito dalla pistola di Milia, mentre i reparti speciali dei carabinieri cercavano di immobilizzarlo: il militare non è in gravi condizioni.
La tragedia all’interno della caserma ha avuto inizio attorno alle 17.30 di ieri, 27 ottobre. Il brigadiere Milia, già sospeso dal servizio l’inverno scorso dai suoi superiori di Como dopo che aveva minacciato e apparentemente tentato di togliersi la vita con la pistola d’ordinanza, all’ingresso della stazione carabinieri di Asso ha estratto la sua arma ed esploso tre colpi di pistola contro il suo comandante. Inizialmente- come ha raccontato il militare in servizio nella guardina d’ingresso e che è riuscito a mettersi in salvo - si è sentito un primo colpo, poi si sono uditi i gemiti del luogotenente subito seguiti da altri due colpi e dall’angosciante grido del brigadiere: «L’ho ammazzato!». Milia a quel punto si è asserragliato nella caserma e chiunque ha tentato di avvicinarsi da quel momento si è trovato la sua arma puntata contro.
In serata un negoziatore, proveniente dal reparto operativo di Varese, ha iniziato un serrato dialogo col brigadiere nel tentativo di convincerlo a deporre l’arma e arrendersi. Milia però si è posizionato proprio all’ingresso della caserma: in una mano il telefono cellulare, nell’altra la pistola. Dietro di lui, a pochi metri, era visibile il corpo a terra del suo comandante. Per ore il negoziatore ha persistito nel tentativo di convincimento senza ottenere alcun risultato. Si è deciso tuttavia di continuare su questa strada e prendere l’uomo per sfinimento, anche se attorno alle 22 ad Asso sono arrivati i GIS, le teste di cuoio dell’Arma, pronti a intervenire.
Asso, i Gis si preparano per entrare in azione
Dopo 12 ore di attesa, infine, il blitz. Gli uomini dei corpi speciali sono entrati nel perimetro della caserma scavalcando in un punto cieco, sul retro, proprio accanto al capannone dove avevano realizzato il loro quartier generale, la sede delle onoranze funebri Sormani. Lì, lontani da occhi indiscreti, si sono preparati, hanno indossato i passamontagna, e attorno alle 6 del mattino sono entrati in azione. Hanno sorpreso il brigadiere con un intervento fulmineo e con l’intento di non ucciderlo, ma consapevoli che se il collega gli avesse puntato l’arma contro non avrebbero avuto alternative. E in effetti un colpo di pistola è partito: lo ha esploso proprio Milia mentre veniva steso a terra. Un carabiniere dei Gis, 32 anni, è rimasto ferito alla gamba ed è stato portato in ospedale in ambulanza.
Al momento sono stati aperti due fascicoli sul caso, uno della procura di Como e uno della procura militare di Verona, è ancora da chiarire infatti a chi spetti la competenza di indagine. Attorno alle 14.30, al Comando provinciale di Como dei carabinieri, è cominciato l’interrogatorio di Milia. Il brigadiere non si è avvalso della facoltà di non rispondere. Presenti, oltre agli uomini del nucleo investigativo, anche il pubblico ministero Michele Pecoraro della Procura di Como e due pm della Procura militare di Verona. Dopo tre ore di domande serrate, l’interrogatorio si è chiuso. E il brigadiere è stato formalmente accusato di omicidio e di lesioni (lo sparo contro il carabiniere del Gis).
Fiaccolata davanti alla caserma di Asso. Video di Stefano Bartesaghi
Il brigadiere si sentiva perseguitato dal comandante. Per questo lo ha ucciso. Ora la competenza del caso passa alla Procura militare di Verona, ma niente carcere per ora: stanotte resterà ricoverato e piantonato in ospedale a causa delle ferite causate dal cane.
In convalescenza da diversi mesi, dopo un iniziale ricovero presso l’ospedale Sant’Anna, a causa di problemi legati a una forma di disagio psicologico, il brigadiere Milia era rientrato in servizio da alcuni giorni. Il rientro era stato deciso sulla base di un giudizio di idoneità da parte della Commissione medico ospedaliera di Milano, che lo aveva ritenuto idoneo anche a riprendere la propria arma d’ordinanza. I suoi superiori però lo avevano messo in ferie. Poco dopo aver sparato e ucciso il suo comandante, lo stesso Milia aveva scritto un messaggio a tutti i suoi parenti per dirgli addio, lasciando intendere l’intenzione di togliersi la vita.
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