Caso tamponi Covid al Monza Calcio e le intercettazioni al dottor Fusi
Monguzzo Il medico, marito del sindaco, è indagato per esercizio abusivo della professione. Ora nell’inchiesta spunta anche una sua telefonata per “incastrare” un dirigente d’azienda
Secondo i magistrati della Dda milanese che l’altroieri hanno arrestato sei persone nell’ambito di una nuova indagine sulle infiltrazioni della ’ndrangheta in Lombardia, i clan calabresi avrebbero coltivato «interessi nel settore della sanità lombarda in relazione alle attività connesse all’emergenza sanitaria da Covid-19, con riferimento alle forniture di materiale sanitario ed esecuzione di tamponi da parte di soggetti a ciò non professionalmente autorizzati».
Dell’avvio dell’indagine si scrisse già nel novembre del 2020 quando per la prima volta emerse il coinvolgimento di Cristiano Fusi, medico sociale del Milan, assessore comunale a Merone, consigliere a Monguzzo nonché coniuge di Marisa Cesana, che di Monguzzo è sindaco ma che è anche consigliere regionale, fresca di nomin,a nella lista “Lombardia ideale – Fontana presidente”.
A suo tempo Fusi era stato iscritto sul registro degli indagati per esercizio abusivo della professione, nel senso che, da medico, era accusato di avere delegato l’esecuzione di alcuni tamponi molecolari ai giocatori del Monza calcio (società che si sempre protestata estranea all’indagine) da personale professionalmente non qualificato. Nel mirino dei pm milanesi c’è il presunto uomo di collegamento tra i clan e il medico di Monguzzo, Gianluca Borelli: costui è accusato di avere organizzato un incontro in un hotel di Milano tra una prostituta e un dirigente ai vertici del gruppo San Donato, pare per agevolare una fornitura di materiale per Covid, in particolare mascherine e camici.
«Lui è il principino ma da oggi è sotto scacco», avrebbe riferito il dottor Fusi a Borelli in una telefonata intercettata dagli investigatori, riferendosi proprio al manager del gruppo San Donato e all’esito dell’incontro con la ragazza.
Gli organizzatori dell’appuntamento ne avrebbe anche raccolto documentazione fotografica, da utilizzare ovviamente per raggiungere, nel caso, sempre il medesimo obiettivo. Così l’avvocato Ivan Colciago, che con il collega Raffaele Della Valle difende il medico di Monguzzo: «Per quanto riguarda la posizione del dottor Fusi nulla è cambiato rispetto al 2020 quando è iniziata l’indagine, e la conferma è data dal fatto che ad oggi il mio assistito non è stato destinatario di alcun provvedimento». Oltre che medico sociale del Milan, Cristiano Fusi è primario della Clinica monzese Zucchi, con un passato anche alla clinica milanese Madonnina. Già nel 2020, in concomitanza con l’avvio dell’indagine della Dda, Fusi era stato sottoposto a una perquisizione domiciliare, estesa poi alla sua auto e ai suoi studi professionali. Gli erano stati sequestrati un personal computer e un telefono.
© RIPRODUZIONE RISERVATA