Como, l’intercettazione
Porro: «Orsenigo
non vale niente»

Calcio Como: «Svenduto per una liquidità risibile», L’ex presidente: «Il centro ha un milione di debiti»

«Orsenigo? Non vale un c... C’è sotto un milione di euro di debiti. Ma chi lo compra?». A sancire, in una telefonata intercettata esattamente un anno fa, l’ingloriosa fine del centro sportivo che aveva visto formarsi i campioni del passato dei lariani, è nientemeno che Pietro Porro. Il quale su quel centro sportivo ha deliberato un passaggio di proprietà che - accusa ora la Procura - ha spogliato il Calcio Como dell’unico patrimonio immobiliare di proprietà con una «vendita assolutamente antieconomica» e in cambio di «un flusso finanziario risibile».

La cessione del centro Beretta

L’operazione Orsenigo è, a tutti gli effetti, il nodo cruciale dell’inchiesta sfociata con gli arresti domiciliari - eseguiti dai finanzieri della Tributaria - dello stesso Porro e del suo vice, Flavio Foti, accusati di bancarotta fraudolenta anche e soprattutto per la cessione del centro sportivo Beretta.

È probabile - anzi è certo - che nelle prossime settimane gli ex amministratori del Calcio Como forniranno la loro chiave di lettura sul passaggio di proprietà del campo d’allenamento degli azzurri ed è verosimile - come d’altronde già spiegato tra le pieghe dei ricorsi presentati a suo tempo contro il fallimento - che l’operazione venga giustificata con la necessità di garantire alla società una liquidità fortemente carente già nel giugno 2014. Per ora resta la lettura che, di quella vendita, offrono la Procura e il giudice per le indagini preliminari: «Ha aggravato lo stato di insolvenza» della società. Di più, almeno stando alle parole pronunciate da Porro in una telefonata con l’ex direttore generale del Calcio Como, Diego Foresti: «Non becchi neanche 500mila euro adesso» dalla vendita di Orsenigo «per com’è messo». Ed eravamo al gennaio 2016. Figuriamoci oggi.

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