Dieci giorni in coma : «Ma ora sono rinato e lo scrivo in un libro»

Lurago d’Erba A gennaio l’infarto, poi la lunga lotta. Il maresciallo Evangelista ricorda quel periodo: «Prima di svegliarmi, in quel tunnel ho visto mio padre»

«Dieci giorni appeso ad un filo». Mario Evangelista, 73 anni, maresciallo, ex storico comandante della stazione dei Carabinieri di Lurago d’Erba, ha deciso di prendere carta e penna e ha scritto una prima bozza di un racconto testimonianza in cui ripercorre i dieci giorni in terapia intensiva al San Gerardo di Monza, sospeso tra la vita e la morte, a seguito di un infarto che lo ha colpito il 24 gennaio scorso.

Un racconto diretto e immediato, nello stile del maresciallo, che porta il lettore a conoscere il dolore, la sofferenza e anche tutto quello che la mente umana attraversa. Evangelista ha militato nell’Arma dei Carabinieri dall’11 settembre 1969 all’8 novembre 2014. Cavaliere della Repubblica Italiana e Cavaliere di San Maurizio, è stato a Lurago dal 1990 fino al pensionamento nel 2004. Amante dell’arte, ora vive al confine tra Lurago e Inverigo e il suo rapporto con Lurago è indissolubile. A gennaio gli affaticamenti erano diventati frequenti: pensava fossero ancora postumi del Covid, invece il cuore iniziava a dare segnali di cedimento. Un infarto con edema polmonare. Il maresciallo racconta il malore all’alba e il ricordo dei soccorritori: “Dissero a mia moglie che mi avevano ripreso per un pelo, mentre mi portavano d’urgenza a Monza – racconta Evangelista – Sono stato operato per sei ore: mi hanno inserito tre bypass e sono stato messo in coma indotto per nove giorni fino al 3 febbraio». Il maresciallo racconta quello che ha visto durante il coma: ricordi ancora nitidi, anche se frutto di uno stato alterato di coscienza: «Tra tutti ricordo in particolar modo mio padre defunto, che era su una sedia: indossava gli abiti con cui lo avevo visto l’ultima volta – racconta – Mi guardava senza parlare, ma facendomi capire di non avvicinarmi che non era il momento. Ricordo anche un grosso tunnel con una luce intensa e calda che mi faceva stare bene». Poi il risveglio, le lacrime, gli abbracci con la famiglia, il passaggio in semintensiva e il ritorno dopo un mese a casa.

«Questo libro vuole essere un ringraziamento a tutti gli operatori sanitari intervenuti a casa mia il 24 gennaio: i soccorritori del Lariosoccorso di Erba e della Sos di Lurago d’Erba – chiosa - A tutta l’equipe dell’ospedale San Gerardo di Monza, in particolare alla dottoressa Luisa Colagrande, che mi hanno ridato la vita. A quelli del reparto intensivo e a quelli della semintensiva, a quelli del Cto di Milano, al reparto riabilitazione cardiologica del San Gerardo di Monza, al Centro riabilitazione San Giuseppe di Anzano del Parco». «Ma soprattutto - conclude Evangelista - a mia moglie Manuela e alle mie figlie Francesca e Virginia che hanno contribuito a salvare la mia vita e a tutti i parenti e amici che hanno espresso la loro vicinanza e la loro solidarietà con una telefonata o uno scritto durante e dopo».

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