Erba, il sindaco e il potere ai prefetti
«Caro Salvini è meglio parlarsi»

Veronica Airoldi si mostra perplessa per la direttiva anti degrado del ministro dell’Interno: «Ruoli da rispettare. Opportuno un coordinamento»

La direttiva del ministro dell’Interno Matteo Salvini che assegna maggiori poteri ai prefetti sul controllo delle zone degradate delle città non convince completamente il sindaco Veronica Airoldi, che tuttavia comprende e non chiude la porta al vice premier.

La direttiva del ministro ha aperto un forte dibattito con alcuni sindaci che l’hanno fortemente contestata, recependola come un’invasione di campo. La direttiva permette ai prefetti di intervenire con apposite ordinanze per proteggere le zone a rischio degrado e dove c’è la presenza di persone dedite all’illegalità, con strumenti di natura straordinaria e per motivi di necessità e urgenza.

Nella direttiva inviata dal ministro dell’Interno a tutti i prefetti si chiede di convocare i Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica nell’ambito dei quali «dovrà essere avviata una disamina delle eventuali esigenze di tutela rafforzata di taluni luoghi del contesto urbano». «L’esperienza nei territori - si legge nella direttiva - ha evidenziato l’esigenza di intervenire con mezzi ulteriori ogni qual volta emerga la necessità di un’azione di sistematico disturbo di talune condotte delittuose che destano nella popolazione un crescente allarme sociale».

Il sindaco Airoldi, a guida di una giunta di centrodestra, non si oppone a priori e in parte condivide le posizioni del titolare dell’Interno, ma precisa: «Ovvio, però, che esistono delle competenze e dei ruoli reciproci, sia dei sindaci che dei prefetti, che vanno sempre rispettati – commenta il sindaco - Credo, però, che, laddove ci si trovi in presenza di un sindaco o di un’amministrazione comunale immobile, che non interviene in situazioni di degrado e di illegalità, sia necessario intervenire: a quel punto concepisco e capisco pure un intervento dei prefetti. Davanti a una doppia evenienza, dettata dal mancato intervento da parte di un sindaco e da un’oggettiva situazione di degrado, il prefetto potrebbe intervenire».

Per il sindaco di Erba però questo tipo di intervento non dovrebbe in alcun modo poter essere interpretato come un’invasione di campo o una mancanza di rispetto di un sindaco, che è una figura eletta direttamente dagli elettori e che ha quindi il diritto e il dovere di vigilare sulle situazioni di degrado: «Credo che la cosa migliore e più auspicabile sia la strada di un coordinamento tra sindaco e prefetto per concordare, perché no, eventuali azioni comuni – chiosa il primo cittadino erbese – Il dialogo e il confronto in questi casi, come sempre, sono l’arma migliore per interventi coordinati ed efficaci».

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