Erba,tasse 2019 non pagate
Altri sei mesi per 451 contribuenti
La giunta ha deciso di fare slittare a inizio 2022 l’accertamento da 1,2 milioni
Nella “lista nera” ci sono 1.240 cittadini e 277 fra società e imprese. Sono 1.517 i contribuenti con pendenze tributarie che riceveranno ingiunzioni di pagamento per conto del Comune di Erba, dopo lo stop imposto dal governo a fronte dell’emergenza Covid-19. «Ma per le tasse non pagate dal marzo 2019 in avanti - dice l’assessore alle finanze Gianpaolo Corti - aspetteremo a trasmettere gli atti alle agenzie, non ci saranno ingiunzioni prima del 2022».Su richiesta del consigliere Claudio Ghislanzoni, gli uffici tributi hanno reso noto il numero dei debitori erbesi distinguendo fra persone fisiche (i cittadini) e persone giuridiche (società e aziende). Il governo ha prorogato di un altro mese, dunque fino al 31 maggio, la sospensione delle attività di recupero crediti: dal primo di giugno, le ingiunzioni arriveranno a destinazione. Tenendo conto delle vecchie partite in mano a Creset e quelle più recenti affidate ad Agenzia delle entrate-Riscossione, l’amministrazione deve ancora riscuotere 1.975.845 euro fra Ici, Imu, Tasi e tassa rifiuti. Questa montagna di soldi - ci sono cartelle che risalgono al 2006 - è intestata a 1.517 contribuenti: 1.240 sono persone fisiche, 277 sono persone giuridiche. Al proposito Corti aveva già chiarito che il Comune non potrà far nulla per bloccare l’invio delle ingiunzioni una volta che scadrà la sospensione governativa: si tratta infatti di tasse non pagate molto vecchie, girate alle agenzie di recupero crediti prima dell’emergenza Covid-19. Se i destinatari non potranno pagare, dovranno rivolgersi direttamente a Creset o ad Agenzia delle entrate per rateizzare. Per le tasse non pagate più recenti, invece, l’amministrazione ha deciso di tirare il freno. «I nostri uffici tributi - spiega Corti - hanno finora tenuto in sospeso accertamenti esecutivi per un totale di 1,2 milioni di euro. Parliamo di 451 contribuenti (393 persone fisiche e 58 persone giuridiche) che non hanno ancora pagato gli avvisi di accertamento notificati a partire dal mese di marzo 2019». Sono insomma tasse più recenti, anche se gran parte risalgono ai mesi precedenti allo scoppio della pandemia. «Riguardo a questi avvisi - continua Corti - per scongiurare situazioni gravose o insostenibili per le imprese e i cittadini abbiamo chiesto all’ufficio tributi di posticipare la trasmissione delle minute ad Agenzia delle entrate alla fine dell’anno in corso».Insomma: gli accertamenti non pagati dal 2019 in poi resteranno per qualche mese nel cassetto. «Inviare le minute all’Agenzia alla fine dell’anno - chiarisce Corti - significa che non si trasformeranno in ingiunzioni di pagamento fino al 2022». All’orizzonte c’è almeno un semestre di pace fiscale.
(Luca Meneghel)
© RIPRODUZIONE RISERVATA