Gaetano toglie le reti dopo 53 anni di lavoro. L’ultimo pastore saluta il Cornizzolo

Eupilio L’allevatore di Suello in pensione: «È un mestiere impegnativo, manca chi può sostituirmi. Mi spiace vendere parte del gregge di quaranta pecore»

Non ci saranno più le pecore a punteggiare di bianco i prati del Cornizzolo. L’età che avanza, sono 71 primavere 53 delle quali trascorse a inseguire gli animali sulle rive del Cornizzolo, il lavoro decisamente pesante, la presenza del lupo nel Triangolo Lariano, la necessità di recintare i prati dove pascola il gregge.

Gaetano Galbusera, l’ultimo pastore del Cornizzolo con casa a Suello, ha deciso di dire basta con le risalite fino ai prati poco sotto la vetta. Non salirà più con le sue pecore sulla montagna a baluardo del confine tra le province di Como e Lecco.

Si perde una importante fetta di storia magistralmente descritta nello splendido quadro di Giovanni Segantini “Ave Maria a trasbordo”, quadro dipinto proprio alla pendici del monte.

Gaetano Galbusera spiega perché quella dell’altro giorno è stata l’ultima transumanza dopo oltre mezzo secolo: «Ho iniziato a salire il Cornizzolo a18 anni e oggi ne ho 71. Mi sembra sia arrivato il momento di andare in pensione. Purtroppo gli anni iniziano a farsi sentire e pesano sulle ginocchia, poi c’è la paura di scivolare e di farsi male, il lavoro dello spostamento delle reti è anche abbastanza pesante e forse non è più il momento di prendersi questi rischi. C’è poi anche la presenza del lupo, segnalato nel Triangolo Lariano che mi preoccupa, il rischio è di veder sparire qualche pecora e io ci tengo ai miei animali». 

«Il lupo ha sbranato capre anche a Valbrona. Se ci fosse qualche giovane disposto ad iniziare sarei anche propenso a continuare un paio d’anni per insegnargli, ma purtroppo non c’è nessuno interessato».  Sino a diversi anni fa c’erano addirittura una trentina di pastori e oltre 700 pecore sul Cornizzolo.

«Il problema è la mancanza di aiuti. Mi spiego: se un giorno non posso salire sul Cornizzolo, nessuno può sostituirmi. Fino a una decina d’anni fa c’era qualche anziano che si rendeva disponibile. Recentemente un montone mi ha ferito a un braccio e non ho potuto muoverlo per alcuni giorni. Nessuno si è potuto occupare delle mie pecore» aggiunge Galbusera.

«Mi dispiace immensamente lasciare. Ora ho una quarantina di pecore e l’intenzione è di ridurle a una decina e farle pascolare solo nei prati in pianura senza più salire al Cornizzolo. Sono già in contatto con alcuni amici per vendere parte delle pecore, ma poi tutte le volte che penso a venderle faccio una gran fatica perché mi dispiace davvero separarmi da questi animali».

E poi c’è l’impegno di posare e togliere le reti: «Fino a una decina d’anni fa le pecore si potevano lasciare libere. Ora mi viene chiesto di recintarle perché non si vuole, soprattutto dal rifugio, che vadano vicino agli escursionisti. È un lavoro impegnativo portare su rotoli di rete e l’elettrificatore per recintare la zona e poi continuare a spostare la recinzione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA