«Ha confessato, ora pena esemplare»
La madre di Sharon chiede l’ergastolo
CABIATE - Silvia Barni sconvolta per le ammissioni dell’ex convivente Robert Marincat. «Il dolore che provo è insopportabile. Non ci sono scusanti per quello che ha fatto»
La confessione resa da Gabriel Robert Marincat, l’operaio di 25 anni, originario della Romania, ma residente a Lentate sul Seveso, dell’uccisione della piccola Sharon Barni ha «sconvolto» la giovane mamma Silvia. Lo dice la stessa ragazza, chiedendo una pena esemplare per l’omicidio volontario e la violenza sessuale della figlia attraverso una lettera resa nota dagli avvocati che la rappresentano, ossia Lara Citterio di Cabiate ed Elisabetta Fontana di Erba.
«Ancora più atroce»
«Il passaggio dall’atroce sospetto, alimentato dalle numerose lacune e contraddizioni del giovane, alla terribile verità di un infanticidio con violenza ha reso ancora più dolorosa la tragedia» scrivono i legali che riportano le parole della mamma. Una ragazza oggi chiamata a confrontarsi con il dolore che si aperto davanti alla ricostruzione degli eventi che hanno portato alla morte della figlia, lo scorso 11 gennaio, nella casa dove era stato accolto, in via Dante a Cabiate.
Perché in due ore di interrogatorio condotto dal sostituto procuratore di Como, Antonia Pavan, Marincat ha ceduto, abbandonando la versione del tragico epilogo di un banale incidente domestico, davanti a un impianto indiziario che aveva il suo cuore nell’autopsia che ha rivelato come le lesioni sul corpicino della bimba fossero incompatibili con la caduta accidentale di una stufetta sul capo. E ha ammesso di aver violentato e poi picchiato fino alla morte la figlia dell’ ex compagna Silvia.
«Il racconto dell’orrore fatto da Marincat nell’interrogatorio di martedì ha consegnato agli inquirenti prima e ai familiari poi una inimmaginabile sequenza di dolore - prosegue la lettera -. Un’angoscia che la giovane mamma di Sharon esprime con la supplica di una preghiera: «Allontana da me questa sofferenza, Signore. Sono le parole che pronuncio da questa mia croce. Il dolore che provo è insopportabile. Per questo ti chiedo la forza che solo Tu mi puoi dare».
Da qui l’appello a una pena esemplare. «Non ci sono scusanti per quello che ha fatto. Dopo la sua confessione mi aspetto che ci sia un processo in cui si faccia una giusta giustizia e penso che servirebbe una pena esemplare» ha aggiunto Silvia anticipando l’intervento firmato di proprio pugno dai due avvocati.
«Oltre l’immaginazione»
«Siamo tutti sotto choc - dice l’avvocato Lara Citterio - Ipotizzavamo come erano i fatti, ma ciò che emerso con le due ore di botte e l’agonia della bimba è oltre ogni immaginazione».
Da parte del legale Fontana c’è il riconoscimento per la delicatezza usata dalla pm che conduce le indagini, Pavan, e i carabinieri della Tenenza di Mariano.
Sono stati loro a mediare l’impatto della famiglia con la confessione resa da Marincat che ha mantenuto un atteggiamento quasi distaccato. «Mostra un modo di vivere i sentimenti non comune» ha spiegato il suo legale, Stefano Plenzick, ricostruendo un passato di maltrattamenti subiti dal suo assistito fino all’età di 12 anni quando la mamma si è separata dal padre.
Da qui la richiesta di una perizia psichiatrica sul ragazzo per chiarire se un passato traumatico possa essere poi divenuto lo schema dei suoi rapporti futuri. Questa è la carta che molto probabilmente la difesa si gioca sul terreno giudiziario nella speranza di evitare la pena prevista per questi reati: l’ergastolo.
Silvia Rigamonti
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