Il commosso addio di Asso al suo comandante: «Ha sempre operato con valori che nel tempo sono diventati il fondamento anche della sua famiglia»
Il delitto in caserma Anche il comandante generale dell’Arma all’ultimo saluto al luogotenente Furceri
Quasi alla stessa ora nella quale, una settimana fa, tutto è cominciato, oggi (giovedì 3 novembre) tutta Asso si è riunita nella chiesa per l’ultimo saluto al suo comandante. Non solo loro, perché c’era il mondo in paese, tutti stretti attorno alla bara ricoperta da una bandiera dell’Italia e da un cuscino di rose rosse della moglie e dei figli.
Difficile elencare tutti i presenti all’ultimo saluto a Doriano Furceri. La funzione è stata concelebrata da nove sacerdoti, che quasi non ci stavano sull’altare della piccola chiesa di Asso. Ma c’erano anche i vertici dei carabinieri provinciali, regionali e nazionali, con il Generale di corpo d’Armata Teo Luzi, comandante generale dell’Arma, accanto ad una miriade di divise in arrivo da tutto il territorio, da ogni singola stazione. C’erano i vertici delle altre forze di polizia, il Prefetto di Como Andrea Polichetti, il questore Leonardo Biagioli, i sindaci della zona a partire ovviamente dal padrone di casa, Tiziano Aceti. Ed anche una rappresentanza della procura, guidata dal pm Michele Pecoraro che era stato il primo ad indagare sul delitto prima che la competenza passasse alla procura Militare. Ed infine la gente di Asso, quasi in disparte, ma partecipe.
Quando la bara arriva ad accoglierla c’è un picchetto d’onore e militari in alta uniforme. Vengono fatti gli onori militari al feretro, poi la bara a fatica – tra la folla che già riempie la chiesa – raggiunge l’altare. L’omelia è di monsignor Maurizio Rolla, vicario episcopale in rappresentanza dell’Arcivescovo di Milano che affianca monsignor Giuseppe Morstabilini, parroco di Asso. «L’unica cosa più preziosa del silenzio è la parola di Dio – si sente dal pulpito – Sbaglia il papa, sbagliano i preti, sbagliano le mamme e i papà e sbagliano i carabinieri. Sbagliare è umano, ma ancor più umano dell’errore è l’amore. Ed è questa per Doriano e mi permetto di dire, anche per Antonio (Milia, ndr), la strada da seguire». Poi il monsignore si è rivolto direttamente ai vertici dell’arma presenti in chiesa: «Avete una grande famiglia. La parola di Dio è più grande del silenzio, e il silenzio è più grande dell’errore perché è custodito dall’amore».
A funzione conclusa, prima dell’applauso della folla all’uscita della bara, a parlare è stata Manuela, la nipote di Doriano Furceri. «Doriano, mio zio, è stato un carabiniere di quelli con la “C” maiuscola, ha sempre operato con valori che nel tempo sono diventati il fondamento anche della nostra famiglia. Zio, il vuoto che lasci in tua moglie, nei tuoi figli, in tutti noi è una ferita insanabile, ci mancherà la tua generosa disponibilità, il senso di equilibrio, la peculiare e unica risata che risuonava in casa e, ne siamo sicuri, in caserma». Straziante il passaggio a ricordare «la sua voglia di scoprire il mondo, con la consapevolezza che poco ormai mancava per concludere il servizio, in un futuro oggi irrimediabilmente cancellato». Poi la conclusione: «Non sto qui a dirti quanti e quali abbracci mancheranno. Il valore di un uomo come te parla da solo. Lo dice la gente qui riunita. Lo dicono i messaggi di cordoglio dalla Lombardia, terra d’adozione, alla Sicilia, da dove ti allontanavi sempre con nostalgia. Dirti arrivederci è difficile, ma davanti a noi qui oggi tu sei un eroe, nessuno potrà mai mettere in discussione questa verità con la speranza che la tua memoria verrà onorata. Ciao maresciallo, ciao comandante, ciao zio».
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