Il Lambrone riapre agli agonisti
«Ma temiamo il calo di pubblico»
Tornano ad allenarsi a Erba 120 nuotatori e atleti eppure resta l’incertezza sul futuro. Il gestore: «Quando ci sarà il via libera generale è probabile che molti abbiano ancora timori»
Un passo avanti, dopo mesi di stop. In questi giorni il centro sportivo del Lambrone sta accogliendo i primi nuotatori agonisti iscritti alla società Snef, oltre agli atleti di interesse nazionale dell’Unione Sportiva San Maurizio: 120 persone, che si sommano ai calciatori del Como che continuano ad allenarsi. «Le prospettive restano però incerte - commenta il gestore - e non sarà semplice arrivare alla riapertura al pubblico».I centri sportivi sono stati tra i primi a chiudere: le difficoltà sono comuni a tutti .
Alla luce delle ultime disposizioni del governo, questa settimana il Lambrone ha riaccolto in piscina 80 nuotatori agonisti che si allenano con la squadra Snef, mentre 40 atleti della San Maurizio sono tornati in pista. Le porte sono aperte anche per i calciatori del Como, che si allenano qui, per tutti gli altri restano chiuse.
Dopo mesi di stop, poter riutilizzare la grande vasca da 25 metri è comunque un passo avanti. «È anche un grande sforzo per noi - commenta il gestore, Angelo Gnerre - perché riattivare tutta la macchina per poche persone è una spesa non indifferente. Al netto dell’estate, siamo rimasti chiusi otto mesi dall’inizio dell’emergenza: i ristori sono pari allo 0,8 per cento del fatturato».
I dipendenti hanno usufruito della cassa integrazione e non ci sono state spese, «ma un centro simile si guasta se non viene utilizzato. Abbiamo già dovuto effettuare numerosi interventi di riparazione. L’alternativa per tenere tutto in ordine sarebbe mantenere le vasche funzionanti, ma sarebbe una spesa assurda oltre che poco etico sul fronte ambientale».Intanto a livello statale e regionale si inizia a parlare di riapertura al pubblico.
«Dalle prime indiscrezioni - commenta Gnerre - sembra che vengano posti dei paletti difficilmente sostenibili sul fronte economico. Non dimentichiamo che riaprire non significa cancellare tutto: come è accaduto la scorsa estate, le persone per un po’ saranno timorose».
Luca Meneghel
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