Il mago e il crac di “Pane e Tulipani”
«La contabilità? Ora faccio un falò»
Le intercettazioni: così De Benedetto e Caremi cercarono di eliminare i documenti del bar - E poco prima del fallimento il commercialista fece spostare al Pinzimonio i frigo per i vini
«Già che sei lì porta via i piatti... ». «Volevo portar via la macchina del ghiaccio, cosa dici?». «Potrebbe essere un problema... il curatore quando arriva deve trovare qualcosa, se no s’incattivisce».
Gli ultimi giorni di vita del locale Pane e tulipani di via Lambertenghi sono frenetici. Primo passaggio: verificare dove si trovano le carte che potrebbero risultare compromettenti, dopo la dichiarazione del dissesto da 800mila euro. Il commercialista Bruno De Benedetto chiama l’amico e socio Alberto Caremi, e a proposito dei documenti dice, tra l’altro: «Cosa ci faccio? Faccio il falò?» Parte di quelle carte sono intercettate dalla Gdf mentre due incaricati di Caremi le stanno portando in discarica. Degli altri documenti è rimasto invece soltanto qualche frammento, bruciacchiato in un camino.
Sempre nel troncone di inchiesta su De Benedetto spunta il nome dell’ex presidente di Spt Holding. Gian Andrea Gandola, che la Procura non ha indagato, ma che considera un prestanome del commerciliasta in quanto compare in nove società a lui collegate. Gandola replica: ««Bruno è una persona integerrima e io non sono il prestanome di nessuno. Fare l’amministratore è il mio lavoro.
Le intercettazioni su La Provincia in edicola venerdì 11 ottobre
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