Inverigo, scontro con 59 feriti
Patteggia il capotreno
e il macchinista va a processo
Sette mesi all’allievo, 15 mesi al capo convoglio. Finisce in aula i il conducente che si trovava in cabina. La prima udienza tra più di un anno, nel novembre 2022
Non ci sta a passare come corresponsabile dell’incidente che due anni e mezzo fa, a Inverigo, ha causato il ferimento di 59 pendolari che viaggiavano sui due treni che si sono scontrati a ridosso della stazione. Il macchinista che si trovava in cabina di comando sul regionale 1665, partito da Milano Cadorna alle 18.03 del 28 marzo 2019 e diretto ad Asso, continua a proclamarsi innocente. Il suo legale lo ha ribadito anche ieri mattina, davanti al giudice delle udienze preliminari Carlo Cecchetti, sollecitando il proscioglimento del suo assistito.
L’udienza
In realtà Fabio Vicidomini, 42 anni, il macchinista di quella corsa di oltre due anni fa, aveva chiesto di poter essere giudicato con rito abbreviato (che garantisce uno sconto di un terzo della pena, in caso di condanna) ma subordinato all’audizione di una serie di testimoni. Il giudice ha respinto la richiesta e così, al termine dell’udienza, ha rinviato a giudizio il macchinista. Il processo si terrà tra oltre un anno, nel novembre del 2022. Gli altri due imputati accusati dalla Procura di Como di disastro ferroviario colposo, invece, hanno scelto di chiudere i propri conti con la giustizia e hanno patteggiato una pena.
Si tratta del capotreno Giovanni Russo, 28 anni, e dell’allievo macchinista Federico Bonfadini, 27 anni, che si trovava nella cabina di comando del convoglio accusato di essere ripartito dalla stazione senza attendere il semaforo verde. Il capotreno ha patteggiato un anno e 3 mesi, mentre l’allievo 7 mesi, dopo aver risarcito il danno attraverso una copertura assicurativa.
I tre dipendenti delle Nord si trovavano sul regionale 1665 arrivato alla stazione di Inverigo alle 18.38. La linea verso Asso è monobinario, il che significa che il passaggio contemporaneo dei treni che viaggiano in direzioni opposte può avvenire soltanto all’interno delle stazioni. Quel pomeriggio il regionale 1670 era ripartito da Merone con nove minuti di ritardo, alle 18.27.
La ripartenza
Secondo la ricostruzione compiuta nel corso dell’inchiesta, ai comandi del treno si trovava l’allievo macchinista e, accanto, era il tutor.
I due, interrogati nelle immediatezze dagli agenti della Polfer, avevano riferito di avere atteso il segnale verde, ma la circostanza è stata successivamente smentita non solo dai sistemi di controllo presenti in stazione ma anche dalle immagini - acquisite nel corso dell’inchiesta - del sistema di videosorveglianza della stazione. Da quel video la Procura è convinta che si possa escludere l’eventualità che il rosso si fosse spento quanto il treno ha ripreso il suo viaggio.
Di lì a pochi metri - e, fortunatamente, quando i due convogli viaggiavano a velocità molto ridotta uno perché appena ripartito l’altro perché in arrivo in stazione - proprio nel punto in cui la linea torna a essere a un solo binario è avvenuto l’impatto. Il conto dei feriti, fortunatamente nessuno grave, era stato di 59 persone soccorse.
Paolo Moretti
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