«Io, la bici e Pantani: una lotta quotidiana
per le strade sicure»
Il personaggio Antonio Cortese, coetaneo del campione è il volto comasco della campagna “Io rispetto il ciclista”. Cartelli segnaletici per invitare a prestare attenzione
Hai voglia di parlare di rispetto quando le nostre strade, ingolfate da automobilisti perennemente in ritardo, sono più pericolose di una giungla indiana.
Eppure lui ci prova lo stesso chiedendo “rispetto, tolleranza ed educazione” – giusto per citare il motto della campagna – nei confronti dei ciclisti. Antonio Cortese, classe 1970, ciclista dilettante del Cc Canturino prima di dedicarsi alla “vita vera” e ora Free Ambassador del Museo del Ghisallo di Magreglio, la riassume così: «Vorrei che un automobilista, quando incrocia una persona in bicicletta, lo pensasse come suo padre, suo figlio, suo fratello. Sono certo che allargherebbe la traiettoria, nel solo timore di sfiorarlo».
Semplice, vero? E invece no, non è semplice per nulla. Sono i numeri degli incidenti a certificare il senso di un’emergenza che sarebbe assurdo confinare nel mare infinito dei luoghi comuni. Cortese, forte di migliaia di ore trascorse amatorialmente sulle strade, ha deciso di mettersi a disposizione come testimonial nel nostro territorio della campagna “Io Rispetto il Ciclista”, avviata da Maurizio Fondriest, Paola Gianotti, Marco Cavorso, e sostenuta dall’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI). Una campagna discreta, tutt’altro che arrogante, caratterizzata da semplici cartelli stradali che invitano a prestare attenzione. «I cartelloni non sono ovviamente fini a se stessi. Spesso sono seguiti da eventi, manifestazioni e conferenze alle quali partecipo sempre con grande entusiasmo. Perché l’obiettivo non è certo quello di avere una fotografia in più da esibire sui social, ma quello di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto alla cosiddetta utenza debole».
Anche perché la parola ciclista non va declinata esclusivamente ai pittoreschi personaggi – per usare un lessico tanto in voga tra gli haters dei social – che pedalano con lalingua di fuori, avvolti in fantasiosi body colorati. Ciclista è anche la nonna che va al negozio vicino a casa, la mamma che la preferisce per raggiungere il posto di lavoro, il papà che sfoggia un sellino di ultima generazione per il figlioletto. «Per questo l’obiettivo della nostra campagna è quello di promuovere la cultura della mobilità lenta, sensibilizzando l’automobilista a un concetto di attenzione alla guida che, spesso, non contempla il fatto di non essere il solo proprietario della strada».
Una decina i comuni del territorio che hanno installato, negli ultimi mesi, i cartelli della campagna di Io rispetto il ciclista. Da Valbrona a Longone, da Cantù a Mariano, passando per Magreglio, Novedrate e tanti altri. «Mediamente gli amministratori si dimostrano molto disponibili a questa proposta ed alcuni – l’ultimo Mariano – propone anche la partecipazione ad eventi».
Coetaneo e grande estimatore di Marco Pantani («con mamma Tonina ho trascorso ore davvero emozionanti nel ricordo del più grande campione di tutti i tempi, massacrato perché non doveva vincere un Giro che era già suo»), Cortese è noto alle cronache nazionali per aver percorso – proprio nel nome di Marco .- le tappe più significative del Giro d’Italia e del Tour de france. «Le nostre terre offrono percorsi spettacolari per il ciclismo e siamo a migliaia a pedalare. Vorrei portare i cartelli della campagna nelle zone più frequentate. Invitando i sindaci a fare la loro parte: spesso si dimentica che le strade non sono curate, piene di buche, di tombini e di ostacoli di ogni genere, per non parlare delle canaline della fibra ottica che sono autentiche trappole. Si comincia con i cartelli segnaletici e, ne sono certo, si finirà con il capire che sulle strade ci deve essere spazio per tutti».
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